#13# L’incoerenza politica della fascio-destra in Italia sta raggiungendo livelli di parossismo
16/12/2024
Come si sa in Italia ci ritroviamo un governo dominato da forze di estrema destra come conseguenza del fatto che alle elezioni del 2022 partiti più o meno fascistoidi come Fratelli d’Italia e Lega (come pure una parte di Forza Italia) hanno vinto le elezioni con buoni risultati elettorali, seppur ottenendo solo una maggioranza relativa dei voti (il 43,8%).
Ma la cosa veramente divertente, si fa per dire, è che la fascio-destra ha sostanzialmente vinto le elezioni portando avanti una tipica propaganda di stampo social-populista-sovranista, quella, per capirci, contro i poteri forti dell’establishment economico-finanziario, contro il neoliberismo, contro le politiche e il controllo della “troika” (Commissione Europea, BCE e Fondo monetario internazionale). Il tutto ovviamente condito con le tipiche teorie fanta-economiche sovraniste, tipo che la Banca Centrale deve essere controllata dal Governo e deve “stampare moneta” a manetta per sostenere il debito pubblico e un’economia sostanzialmente statalista.
Ecco, la destra balorda ha vinto le elezioni con queste idee. Ma che ne è rimasto oggi?
Niente. La destra balorda ha rinnegato velocemente tutto e si è spostata su posizioni decisamente liberiste e iper-liberiste, quindi, in pratica, posizioni addirittura estreme e opposte alle precedenti, confermando la loro cialtroneria politica.
Ecco così che l’idolo della destra balorda al governo diventa il presidente argentino Milei, uno che appunto sta portando avanti nel proprio paese politiche fortemente liberiste e in direzione totalmente opposta a quelle nazional-peroniste precedenti, che paradossalmente rappresentavano proprio uno dei modelli della destra sovranista.
Chissà poi perché certe forze politiche cercano modelli di riferimento in paesi così lontani, esotici e un po’ insignificanti come l’Argentina… Se proprio uno, ora come ora, volesse un modello di riferimento per crescita economica e gestione finanziaria di un paese, ci sarebbero esempi più significativi da considerare. Non so, in Europa la Spagna dal dopo covid in poi sta facendo registrare una crescita economica notevole e che le altre principali economie dell’area si sognano, eppure quasi nessuno ne parla, e ovviamente mai ne parlerà il governo italiano, visto che in Spagna governa il centro-sinistra.
In sostanza, come già fatto notare più volte, la destra in Italia (e in altri paesi) ormai è una sorta di circo dove si dice e si fa tutto e il contrario di tutto, l’importante è intrattenere il pubblico…
#12# Ancora non si è capito a cosa serve il costoso centro migranti in Albania
27/10/2024
14/11/2024 – Piccola integrazione al testo
Cerchiamo di ribadire un punto: il recente centro migranti realizzato in Albania è sotto la giurisdizione italiana, ovvero significa che vi si applicano in materia di gestione dell’immigrazione le stesse norme generali previste per gli analoghi centri presenti in Italia. Per la precisione il centro in Albania gestisce le “procedure accelerate” per la valutazione delle richieste di asilo e l’eventuale rimpatrio, previste solo per le persone provenienti da paesi considerati “sicuri”, con tempi più brevi rispetto alle procedure ordinarie.
Anche nel caso le eventuali procedure di rimpatrio andassero per le lunghe e scadessero i termini di trattenimento presso il centro, i migranti dovrebbero essere liberati e trasferiti in Italia, perché di fatto è come se si trovassero già in Italia. Un aspetto ovvio che è stato ribadito più volte sia in ambito governativo che parlamentare (vedere ad esempio quanto scritto in questo resoconto di lavori di Commissione a pagina 6).
Ma un centro migranti che gestisce le stesse procedure accelerate esiste già in Italia, a Porto Empedocle, in Sicilia, e a regola ne dovrebbero essere realizzati altri.
Quindi quello che viene fatto in Albania può essere fatto da un qualsiasi centro analogo presente in Italia. Nessuno al governo è riuscito ancora a spiegare chiaramente quali sarebbero i vantaggi concreti di avere un centro delocalizzato. L’unico argomento a favore usato è che realizzare questi centri in Italia è difficile perché in genere gli enti locali si oppongono. Ma è una motivazione debole, perché il centro in Albania non è particolarmente grande e la gran parte delle procedure dovrà comunque essere eseguita in Italia.
Se vantaggi concreti quindi non se ne vedono, al contrario c’è da considerare che gestire un centro delocalizzato in Albania costa molto di più che in Italia, oltre a creare inevitabilmente vari problemi organizzativi.
Questa mancanza di argomenti da parte del governo nel giustificare questa iniziativa fa venire il dubbio che da una parte si cerchi di sfruttare la lontananza per nascondere una eventuale mala gestione del centro, dall’altra fa venire il dubbio che sia tutto solo un inutile e costoso spot propagandistico organizzato dal governo a spese dei contribuenti.
Questi dubbi sono alimentati anche dalla reazione del governo di fronte alla nota questione dell’intervento del tribunale di Roma che ha dichiarato illegittima l’applicazione della procedura accelerata per una manciata di migranti spediti in Albania, obbligando di fatto a trasferirli in Italia. Il governo si è finto sorpreso e ha imbastito subito una campagna vittimista gridando allo scandalo, ma in realtà c’era la consapevolezza che la cosa poteva capitare, semplicemente perché era già capitata con il centro in Italia.
Come si sa il tribunale di Roma per invalidare la procedura ha fatto riferimento ad una precisa sentenza della Corte di Giustizia Europea che trattava la definizione di “paesi sicuri”. Tale sentenza risale ai primi di ottobre e prima che si arrivasse al caso albanese era già stata utilizzata da un altro tribunale per alcuni casi al centro migranti di Porto Empedocle.
Ma solo sul caso albanese il governo ha fatto tutte quelle enormi polemiche, e il dubbio è appunto che questa reazione derivi dal fatto che il governo aveva caricato quell’evento di un forte valore propagandistico. Non potendo più ostentare “un grande successo”, hanno ripiegato sulla propaganda vittimista e complottista. Basta pensare al tentativo del governo di tirar fuori la famosa lettera “sovversiva” di un magistrato, manipolandone il contenuto.
Da notare, quindi, che i tribunali non sono intervenuti in modo specifico contro il centro in Albania, ma sono intervenuti contro l’applicazione della “procedura accelerata” in generale, anche in Italia. Ovvio, poi, che sicuramente il centro in Albania, proprio per la sua natura mediatica e poco chiara, abbia attirato l’attenzione fin da subito. Peraltro la questione dei “paesi sicuri”, legata all’applicazione della procedura accelerata, era già stata messa in dubbio anche in altri casi prima della famosa sentenza della Corte di Giustizia Europea.
La questione della tutela dei diritti delle persone sottoposte a queste procedure da un punto di vista giuridico è quindi davvero molto ampia, complessa e delicata, non solo in Italia, ma ovunque.
Va chiarito che questo tipo di decisioni dei tribunali non sono generalizzate, ma mirate su specifici casi ritenuti più idonei, anche perché sono interventi che richiedono un certo impegno. Per capire, secondo i dati raccolti da questo rapporto dell’Università di Bari, la percentuale di persone a cui viene revocato il trattenimento presso i centri di detenzione a seguito dell’intervento dell’Autorità giudiziaria negli ultimi anni è in media circa il 10-20% del totale degli ingressi in questi centri (vedi il grafico a pagina 27). E non si parla solo delle procedure accelerate, ma di tutte le procedure. Far credere, quindi, come fa certa propaganda, che i tribunali fanno rilasciare tutti i migranti trattenuti presso i centri impedendo di attuare le procedure di rimpatrio, è una balla. Nel caso specifico delle procedure accelerate, un eventuale intervento del tribunale che invalidi questa procedura porta semplicemente ad applicare la procedura ordinaria.
Peraltro, anche far credere che in Italia le procedure di rimpatrio che vanno a buon fine sono poche mentre negli altri paesi europei sono moltissime, pare anche questa essere una balla. In generale, in base ai dati Eurostat, il numero dei rimpatri eseguiti nei paesi europei dopo un preciso ordine di espulsione sono questi. Ovviamente quei dati andrebbero confrontati con quanti migranti entrano alle frontiere. Considerando che la maggior parte dei migranti presenta una richiesta di asilo, un buon dato di riferimento è questo. Da tale confronto risulta evidente come i dati dei rimpatri italiani non risultano particolarmente anomali rispetto agli altri principali paesi.
Per finire, vale la pena anche chiarire che la definizione da parte degli Stati di una lista ufficiale di “paesi sicuri” non impedisce all’Autorità giudiziaria di intervenire su specifici casi con decisioni autonome che vadano in contrasto con quella lista. Lo dimostra proprio anche la recente sentenza della Corte di Giustizia Europea che era stata chiamata in causa da un tribunale per decidere se l’inclusione da parte della Repubblica Ceca della Moldavia tra i “paesi sicuri” fosse corretta e come si doveva procedere per valutare quel caso. In particolare le questioni da decidere erano tre:
1) Se un Paese che ha esercitato il diritto di deroga di cui all’art.15 della CEDU con il quale può derogare alle obbligazioni da questa derivanti, può ancora essere considerato un Paese sicuro.
2) Se gli articoli 36 e 37 della Direttiva 32/2013 impediscono di considerare un Paese terzo come sicuro se non lo sono tutte le sue parti.
3) In caso di esito positivo di una delle due questioni pregiudiziali precedenti, la Corte è stata chiamata a valutare se, ai sensi degli artt. 46 e 47 della Direttiva, il giudice di rinvio possa procedere al riesame d’ufficio della qualifica del Paese terzo come sicuro in ottemperanza al principio del ricorso effettivo previsto nel diritto dell’Unione.
Vedere in proposito il testo delle sentenza (in francese) al punto 44 a pagina 13.
La Corte si è pronunciata positivamente sul secondo punto, come pure sul terzo, stabilendo appunto di ritenere necessaria una verifica d’ufficio da parte dell’Autorità giudiziaria rispetto alla legittimità della designazione di un Paese come sicuro, con “un esame completo ed ex nunc sia dei fatti che del diritto, compreso, se del caso, l’esame del diritto alla protezione internazionale“. Ovvero è stato stabilito che la qualifica di paese sicuro debba essere verificata e riesaminata da un giudice al momento di ciascuna decisione, non basta solo l’adozione di una lista di paesi sicuri da parte di uno Stato. Vedere quanto riportato nella sentenza a partire dal punto 84 a pagina 20.
#11# La destra al governo continua ad usare la BCE come capro espiatorio
10/10/2024
(12/10/2024 – integrato il testo)
Diversi esponenti di primo piano della destra balorda al governo continuano a tirare in ballo la politica sui tassi di interesse ufficiali della Banca Centrale Europea (BCE) facendo credere che sia anomala, sbagliata e particolarmente dannosa per i cittadini e il paese. In realtà si tratta della solita propaganda raccontaballe da quattro soldi che da una parte cerca di sfruttare la vocazione populista-sovranista-antieuropeista con la quale in passato la destra ha campato per anni (e oggi in larga parte ha rinnegato), e dall’altra cerca di scaricare ad altri le responsabilità dei problemi che incontra.
L’attuale governo iniziò a criticare la BCE fin da quando ci furono i primi incrementi dei tassi di interesse, ma in realtà praticamente tutte le Banche Centrali del mondo in quel periodo adottarono la stessa politica di incremento dei tassi, che era necessaria per compensare e contrastare la crescita del tasso di inflazione. Addirittura, come si è visto nel grafico su tassi di interesse e inflazione, la reazione della BCE è stata molto lenta e prudente tanto che nel 2022 la differenza tra il tasso di inflazione annuale e il tasso medio ufficiale di interesse è stata la più grande mai registrata in Italia fin dal 1955.
E’ possibile anche fare un confronto con altri paesi, come si può vedere dal seguente grafico tratto da questa pagina selezionando la “dashboard”:
Si nota come i tassi della zona euro siano cresciuti in ritardo rispetto agli Stati Uniti (e anche il Regno Unito) e come nel complesso siano rimasti sempre più bassi. Tutto ciò nonostante il tasso di inflazione durante il 2022 e 2023 sia rimasto più elevato nella zona euro rispetto agli Stati Uniti. La BCE ha avuto quindi un atteggiamento davvero molto prudente; ha fatto crescere i tassi di interesse per combattere l’inflazione, ma con il freno tirato, per limitare al massimo gli effetti negativi che tassi di interesse elevati hanno su chi richiede prestiti a lungo termine, sia nel settore privato che pubblico.
Nonostante l’atteggiamento prudente la BCE ha raggiunto il suo obiettivo e l’inflazione è calata.
La destra al governo però continua la sua propaganda, affermando ora che la BCE fa calare i tassi di interesse troppo lentamente. In particolare al governo usano questo argomento facendo credere che il mantenimento di tassi di interesse più alti stia rovinando la gestione dei conti pubblici in Italia, provocando una crescita notevole degli interessi sul debito.
In realtà, come si vede dal grafico di sopra, la BCE per ora sta facendo calare i tassi addirittura ad un ritmo maggiore degli altri paesi, e comunque sarebbe normale che la BCE, così come ha mantenuto un atteggiamento lento e prudente durante la crescita dei tassi, ora lo mantenga anche durante la discesa.
Inoltre, nonostante quello che vuole far credere il governo, l’incidenza del rialzo attuale dei tassi di interesse sugli interessi pagati sul debito pubblico è in realtà modesta. Per capirlo basta osservare il grafico con i tassi di interesse sul debito pubblico, in particolare quello con i valori nominali. Il tasso medio annuale all’emissione di nuovi titoli ha raggiunto nel 2023 il 3,76% e in base ai dati parziali del Tesoro nel periodo gennaio-settembre 2024 il tasso è sceso al 3,53% (vedere la prima pagina del sito del Tesoro nel riquadro “Ultimi dati sul Debito Pubblico italiano”):
Allo stesso tempo nel 2023 il tasso medio implicito su tutto il debito pubblico è stato del 2,85%. Come si vede la differenza tra i tassi sui titoli del debito emessi attualmente (che continuerà a calare) e il tasso di tutto lo stock di debito non è eccessiva. Nel 2024, quindi, il tasso su tutto il debito tenderà ad aumentare, ma poco, perché i nuovi titoli che vengono emessi o rinnovati non hanno mediamente un tasso tanto più elevato. Alla fine il tasso su tutto il debito rispetto al 2023 aumenterà quest’anno solo di qualche decimale di punto percentuale (due decimali, secondo le previsioni del governo contenute nel Piano Strutturale di Bilancio a pagina 75) per poi stabilizzarsi o addirittura calare leggermente nei due/tre anni successivi.
Se già da quest’anno e nei prossimi il rapporto debito-PIL è previsto che peggiori non dipende tanto dalla crescita dei tassi di interesse, che è modesta, ma dal rallentamento dell’inflazione, che farà calare molto la crescita del PIL nominale, e da un saldo primario dei conti pubblici che fatica a tornare positivo come era in passato. Sul rallentamento del PIL nominale c’è poco da fare, è fisiologico, ed è la naturale compensazione di quando il PIL nominale cresceva velocemente nel 2022-23 con la salita dell’inflazione (favorendo la riduzione del debito/PIL). L’entità del saldo primario, invece, è pienamente nella mani del Governo.
Per capire la situazione si può far riferimento alla formula per calcolare la variazione in punti percentuali del rapporto debito-PIL: (I-P)/(1+P)*DPi-SP, dove “I” è il tasso medio su tutto il debito, “P” è la variazione nominale del PIL, “DPi” è il rapporto debito-PIL dell’anno precedente, “SP” è il saldo primario.
E’ evidente che se “I” è previsto che si modifichi assai poco, il peggioramento del debito/PIL in realtà non può che derivare quasi tutto da “P” e “SP”, come detto in precedenza.
Va detto che la variazione del PIL nominale “P” è data dalla somma della variazione del PIL reale (quella di cui si sente comunemente parlare) e dell’inflazione (per la precisione del tasso deflatore del PIL). Quindi se il tasso di inflazione cambia molto nel tempo, questo influenzerà molto il PIL nominale, che comunque, in parte minore, rimane influenzato anche dall’andamento del PIL reale. Nel nostro caso la variazione del PIL reale incide poco perché attualmente è di dimensioni modeste, inferiori all’1%.
#10# Il disagio mentale dei negazionisti del covid e dei novax è sempre più evidente
22/08/2024
(28/08/2024 – Inserito il riferimento al rapporto dell’ISS “Impatto della vaccinazione”)
A distanza di anni dalla prima diffusione del contagio covid nel 2020 continua ad essere molto presente in giro la propaganda di coloro che negano l’esistenza o la pericolosità di questo virus e al contrario considerano i vaccini contro il covid come mortali e dannosi, inventandosi le storie più assurde.
All’inizio questo delirio poteva in qualche modo essere giustificato dalla diffidenza e dalla paura nei confronti di una malattia nuova e sconosciuta, ma con il passare del tempo e il consolidarsi di informazioni e dati statistici sempre più rilevanti, la posizione di negazionisti e novax è diventata davvero una forma di grave paranoia e disagio mentale. Situazione che peraltro è stata sfruttata e alimentata politicamente in particolare dai partiti della destra balorda, per creare e raccogliere il consenso di questa gente.
Che il contagio covid sia stato qualcosa di grave e reale lo ha dimostrato l’elevato numero di morti attribuiti al virus fin dal 2020, con una significativa prosecuzione nel 2021 e 2022:
E va considerato che queste statistiche sono una rappresentazione per difetto della realtà perché non per tutti i decessi registrati nel periodo è stato sempre possibile fare il test covid.
Il grafico è tratto dalla seguente pagina della Protezione Civile nella sezione “Deceduti” selezionando la voce “Andamento” (ogni singolo riquadro può essere ingrandito cliccando nell’angolo in alto a destra):
https://mappe.protezionecivile.gov.it/it/mappe-e-dashboards-emergenze/dashboards-coronavirus/situazione-desktop/
Ma i disagiati negazionisti e novax sicuramente non sono convinti da questi dati. Da una parte li considerano inattendibili o falsi, dicendo che in realtà quei morti ci sarebbero stati comunque per altre cause. Dall’altra tirano in ballo i vaccini anti-covid, dicendo che sarebbero proprio questi a causare più morti del normale, ovviamente non morti immediate per qualche complicazione (che sono rilevate statisticamente e sono irrilevanti) ma morti in periodi successivi non ben precisati.
In realtà smentire queste idiozie è abbastanza facile. Per capire che il covid è stata una cosa seria ed ha portato effettivamente ad un incremento della mortalità basta andarsi a vedere i dati demografici ufficiali redatti dall’ISTAT, come quelli rappresentati nel grafico sulla Popolazione pubblicato su questo sito. Come si vede il numero di morti ha avuto un notevole incremento nel 2020, con la prima ondata covid, poi sono calati un po’ con le successive ondate ma rimanendo comunque ben sopra la media. Solo nel 2023 in Italia il numero di morti ha iniziato a calare in modo significativo, tornando sulla traiettoria che aveva prima del contagio covid, con una leggera tendenza alla crescita nel tempo a causa dell’invecchiamento della popolazione dopo il boom demografico di metà anni ’60.
Anche per smentire il delirio di chi vuole far credere che i vaccini anti-covid stanno causando un numero incredibile di morti anomale, è semplice. Come visto dai dati ISTAT, passate le ultime significative ondate covid, nel 2023 il numero di morti è tornato praticamente normale, nonostante ormai il numero di persone con più dosi di vaccini anti-covid in Italia sia dell’ordine di qualche decina di milioni. I dati parziali mensili ISTAT relativi al 2024 (scaricabili da qui) per i primi 5 mesi, quelli disponibili finora, indicano un ulteriore calo dei morti (da 286.577 a 270.696).
Se questo non bastasse è utile andarsi a vedere l’andamento dei dati sui nuovi contagi nel tempo (riquadro “nuovi positivi” nella stessa pagina della Protezione Civile precedente):
Questi dati dicono che nel periodo 2020-2022 i contagi sono andati crescendo nel tempo in funzione di una sempre maggiore diffusione del virus (come ci si aspetta nel caso di epidemie). Ma nel 2020 complessivamente il numero di morti è stato addirittura maggiore rispetto ai due anni successivi. Significa che nel 2020 il covid era più pericoloso perché era il primo contatto con un nuovo virus e non c’era ancora stata una reazione immunitaria di difesa, naturale o indotta da vaccino (in Italia le vaccinazioni sono iniziate durante il 2021). Da questi dati risulta quindi che i vaccini non solo non hanno portato a più morti anomale ma che, al contrario, molto probabilmente hanno contribuito a rendere il virus meno pericoloso, riducendo enormemente il rapporto tra morti e contagiati.
Questo è peraltro confermato da diversi rapporti redatti dall’ISS durante la pandemia denominati “Impatto della vaccinazione” che sono archiviati qui:
https://www.epicentro.iss.it/vaccini/covid-19-report-valutazione-vaccinazione-archivio
Il primo in lista di quei rapporti, relativo al periodo 27 dicembre 2020 – 31 gennaio 2022, incrociando i dati delle persone colpite dal virus (con diversi livelli di gravità) con i dati delle vaccinazioni, ha determinato l’incidenza relativa della malattia per vaccinati e non vaccinati. In questo modo è stata definita “l’efficacia vaccinale”, ovvero la riduzione del rischio di essere infetto dal covid grazie al vaccino.
Come risultato sono state compilate delle tabelle che riepilogano il tasso di incidenza dei vari esiti della malattia sia in termini di valore osservato che di valore atteso (ovvero in assenza di vaccini), riportando il dato assoluto degli esiti evitati grazie ai vaccini. Ad esempio prendendo in considerazione l’esito più grave (morte) la tabella è questa (pagina 18):
Questi dati indicano quindi nel periodo considerato circa 150 mila decessi evitati grazie ai vaccini (come dato intermedio di una forbice).
Altri rapporti più sintetici redatti durante la pandemia si trovano qui, sempre cercando il documento dal titolo “Impatto della vaccinazione”:
https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/archivio
Il rapporto più recente del 2023 (questo) a pagina 6 e 7 mostra la diversa incidenza del rischio di malattia grave (ospedalizzazione, ricovero in terapia intensiva e/o deceduti nei 28 giorni successivi alla data di diagnosi) per vaccinati e non vaccinati, confermando una notevole maggiore incidenza per i non vaccinati, soprattutto sopra i 60 anni di età.
Dai dati statistici visti e da questi rapporti risulta quindi evidente che negazionisti del covid e novax raccontano un sacco di idiozie deliranti, inventandosi fatti e notizie di sana pianta o travisando e distorcendo il contenuto di notizie reali per far credere quello che vogliono loro.
#9# Le polemiche inutili sulla cerimonia di apertura delle olimpiadi in Francia
01/08/2024
Come si sa la fascio-destra, fanatici religiosi e reazionari vari hanno criticato aspramente la cerimonia di apertura delle olimpiadi di Parigi per una singola scena di connotazione LGBT (su una manifestazione durata ore) che poteva essere confusa con la famosa scena de “L’ultima cena” dipinta da Leonardo da Vinci, e forse, in parte, l’intenzione c’era pure. Stiamo parlando di una delle icone dell’arte più conosciute e parodiate al mondo. Se ne possono trovare decine di esempi. E’ diventata una sorta di icona “pop”.
Il bello, però, è che in termini effettivi è chiaro che quella NON era una rappresentazione dell’ultima cena leonardesca ma quella di una festa pagana del periodo classico rappresentante le divinità dell’Olimpo (che ha anche più attinenza con il contesto delle olimpiadi). Una chiara spiegazione della questione viene data qui:
https://www.open.online/2024/07/29/olimpiadi-2024-parigi-ultima-cena-drag-queen-dioniso-fc/
Ovviamente alla fascio-destra, fanatici religiosi e reazionari vari ha fatto comodo la prima interpretazione della scena, in modo da poter accusare di un “sacrilegio della religione”. In realtà è evidente che, a parte i preti e qualche genuino baciapile, a gran parte di ‘sta gente non gliene frega nulla della questione “sacrilegio”; viene usata solo come pretesto. Poteva essere la rappresentazione di qualsiasi altra cosa e il risultato sarebbe stato lo stesso. Quello che dava veramente fastidio a molte di queste persone era SOLO la connotazione LGBT di quella scena.
Infatti quando gli organizzatori hanno chiarito che quella scena non era “L’ultima cena” e si sono pure scusati per la possibilità che fosse considerata tale, le critiche non si sono fermate. L’unico vero problema per chi criticava non era il tipo di scena ma il fatto che chi l’ha rappresentata facesse parte della comunità LGBT. Non sopportano gli omosessuali e compagnia bella, tutto qua.
Perfino il cardinale Gerhard Mueller, capo di quella che una volta in Vaticano veniva chiamata Santa Inquisizione, nelle sue critiche deliranti alla manifestazione ha fatto ben capire che il VERO problema è semplicemente l’esistenza stessa degli omosessuali e transessuali: “La natura ha fatto due generi, maschio e femmina, non 40”, dice. In realtà l’omosessualità e le identità di genere non chiare sono SEMPRE esistite nel genere umano, quindi possono essere considerati come “naturali”, e solo con certe culture e religioni questo è stato considerato un problema. Per riferimento vedere:
https://it.wikipedia.org/wiki/Cronologia_della_storia_LGBT
https://en.wikipedia.org/wiki/History_of_homosexuality
https://en.wikipedia.org/wiki/Transgender_history
#8# Il Governo ha modificato il PNIEC per fare propaganda pro nucleare (senza riuscirci granché bene)
03/07/2024
Il Governo ha varato una nuova versione del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), il documento programmatico che definisce gli obiettivi per energia ed efficienza energetica al 2030. In realtà rispetto alla precedente versione (se ne era parlato qui), varata sempre dallo stesso Governo, in termini di obiettivi è cambiato poco o niente.
Gli obiettivi di riduzione delle emissioni e decarbonizzazione nel settore energia rimangono tutti coperti dallo sviluppo di fonti rinnovabili. In termini di energia primaria (consumo finale lordo) è previsto che le rinnovabili raggiungano nel 2030 una quota del 39,4% rispetto all’attuale 19,2% (nel precedente PNIEC l’obiettivo era il 40,5%). Per il solo settore elettrico è prevista una quota di rinnovabili sui consumi di energia al 2030 del 63,4% rispetto all’attuale 37,1% (nel precedente PNIEC l’obiettivo era il 65%).
Questo risultato di produzione elettrica rinnovabile è previsto che venga raggiunto principalmente con una crescita della produzione solare ed eolica, con una quota al 2030 rispettivamente del 27,2% e del 18,0% sui consumi lordi di energia. Il dettaglio dell’andamento previsto della produzione assoluta in TWh è riportato nel grafico a pagina 104:
Ovviamente questi sono gli obiettivi, poi bisogna vedere se il paese è capace di raggiungerli attraverso un sistema normativo che quantomeno non ostacoli lo sviluppo delle rinnovabili, e per ora l’attuale governo non sta proprio brillando in questo ambito.
Come detto, quindi, gli obiettivi previsti dal PNIEC 2030 nel settore energia riguardano esclusivamente lo sviluppo di fonti rinnovabili. Ma la destra attualmente al governo è sempre stata a favore del nucleare a fissione, così, per fare un po’ di propaganda, hanno voluto inserire una sezione (da pagina 90) nella quale viene presentato uno scenario ipotetico futuro, per il periodo che va da dopo il 2030 fino al 2050, con l’installazione in Italia di 8 GW di impianti nucleari. Con questa mossa propagandistica sperano di far credere che il nucleare è stato inserito come obiettivo nel PNIEC 2030, ma in realtà non è così, si tratta, appunto, solo della presentazione di uno scenario ipotetico al 2050 e quel dato di 8 GW non ha niente a che vedere con gli obiettivi definiti nel PNIEC.
Secondo questo scenario ipotetico l’installazione partirebbe nel 2035 usando la tecnologia dei piccoli reattori modulari per la fissione, e intorno al 2045 usando la tecnologia dei reattori a fusione. Si tratta, quindi, di due tecnologie non ancora disponibili commercialmente, cosa che rende la definizione di quello scenario ancora più difficile e i risultati ancora più aleatori.
Ad ogni modo è interessante notare tre aspetti contenuti in quella sezione aggiunta al PNIEC che non sono propriamente favorevoli al nucleare:
1. Viene archiviata definitivamente ogni velleità di costruire in Italia centrali nucleari nel breve termine (come vaneggiano alcuni politici).
2. Viene affermato chiaramente che il modello di simulazione del sistema energetico utilizzato ha previsto anche uno scenario al 2050 che raggiunge l’obiettivo di emissioni nette pari a zero usando solo fonti rinnovabili SENZA nucleare (vedi grafico seguente). Si tratta di un risultato abbastanza ovvio, ma la propaganda pro nucleare tende a diffondere sempre l’idea che questo sia impossibile…
3. Viene affermato che lo scenario con nucleare costerebbe 17 miliardi in meno, su tutto il periodo preso come riferimento, rispetto allo scenario senza nucleare e con solo rinnovabili. Anche prendendo per buona questa stima, 17 miliardi su un periodo di 20 anni sono pochissimi come risparmio. Oltretutto non stiamo parlando di incentivi pubblici ma del totale degli investimenti previsti nel settore in quel periodo, che complessivamente ammonterebbero a diverse centinaia di miliardi. Quel risparmio ipotetico va misurato su tali cifre.
Questo scenario sul nucleare, che come detto per forza di cose è basato su assunti poco certi e difficili da stimare, è stato sviluppato appositamente nell’ambito delle attività della “Piattaforma Nazionale per un Nucleare Sostenibile” (-LOL-), ovvero un’iniziativa pro nucleare voluta e finanziata dal governo. A voler essere un po’ realisti e maliziosi, quindi, è praticamente certo che il nucleare venga “trattato bene” in questo studio. Nonostante ciò, come visto, non solo il nucleare non risulta una tecnologia indispensabile per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione (vedi il secondo punto), ma anche i vantaggi prospettati in termini di ipotetico risparmio sono modesti.
Insomma, volendo vedere la situazione da una prospettiva diversa, se fare a meno di una tecnologia problematica come la nucleare costa così poco, sarebbe da metterci una firma…
#7# Quello dell’occupazione di suolo agricolo da parte del fotovoltaico è un falso problema
09/05/2024
Il fatto che gli impianti fotovoltaici a terra vadano ad occupare del suolo agricolo è ritenuto da alcuni un grave problema, nel senso che provocherebbe una notevole diminuzione della produzione agricola. Ma in concreto si tratta di un falso problema creato da una percezione errata della realtà. Basta recuperare qualche dato e fare due semplici calcoli matematici per capire la situazione.
Secondo l’ISTAT in Italia abbiamo ben 16,5 milioni di ettari di superficie agricola, dei quali addirittura 4 milioni di ettari risultano inutilizzati, come indicato da questo rapporto alle prime righe del testo:
https://www.istat.it/it/files//2019/12/C13.pdf
La superficie agricola totale è pari a 16,5 milioni di ettari e quella utilizzata si avvicina ai 12,6 milioni
(…)
La superficie investita in seminativi è pari a 7,2 milioni di ettari, in coltivazioni permanenti è di 2,2 milioni di ettari in prati e pascoli è di 3,2 milioni di ettari.
Un impianto fotovoltaico a terra occupa in media circa 1,8 ettari per MW, come indicato nel rapporto statistico GSE a pagina 27:
https://www.gse.it/documenti_site/Documenti%20GSE/Rapporti%20statistici/GSE%20-%20Solare%20Fotovoltaico%20-%20Rapporto%20Statistico%202022.pdf
Significa che volendo realizzare, per ipotesi, una cifra enorme come 50 GW di fotovoltaico solo su terreno agricolo, sarebbero necessari 90.000 ettari con un’incidenza sul totale della superficie agricola di solo lo 0,5%. E volendo questi impianti potrebbero essere realizzati tutti tranquillamente su terreni non utilizzati.
Risulta evidente, quindi, che in ogni caso l’incidenza del fotovoltaico sull’attività agricola è insignificante; stiamo parlando di qualcosa che nell’ipotesi peggiore si misura in termini di qualche DECIMALE di punto percentuale. Chi ipotizza scenari disastrosi e apocalittici per la produzione agricola a causa del fotovoltaico è quindi totalmente fuori dalla realtà.
#6# Secondo l’IEA fotovoltaico+batterie si appresta a diventare la tecnologia più economica per produrre energia
02/05/2024
L’International Energy Agency (IEA) ha pubblicato recentemente un interessante rapporto sull’utilizzo delle batterie nei vari ambiti della transizione energetica:
https://www.iea.org/reports/batteries-and-secure-energy-transitions
Nella sezione dedicata all’uso delle batterie come sistemi di accumulo per gli impianti fotovoltaici di grande scala, a partire da pagina 101 del rapporto in pdf, viene scritto:
Solar PV plus battery storage is already competitive with coal- and natural gas-fired power in some markets. Based on comparisons of the value-adjusted LCOE in the STEPS, its competitiveness will soon spread to most leading markets, opening massive potential for growth. [n.d.r. – STEPS è lo scenario di riferimento dell’IEA, ovvero quello più probabile]
In China, the value-adjusted LCOE of solar PV plus battery storage falls below that of coal-fired power around 2025 in the STEPS. In India, solar PV plus battery storage is already more competitive than coal, and it remains so in the years ahead. In the United States, solar PV plus battery storage outcompetes new efficient gas-fired power plants before 2025 and substantially extends its lead by 2030. In the European Union, solar PV plus battery storage already easily outcompetes natural gas-fired power, thanks in part to the relatively high natural gas prices in the European Union and relatively low utilisation rates for gas-fired power plants together with the significant price placed on CO2 emissions.
Batteries paired with solar PV are also highly competitive with other low-emissions sources of electricity that are commercially available today. The value-adjusted LCOE of solar PV plus battery storage is significantly lower than nuclear power in most markets today, though in China it does not cross this threshold until around 2025 in the STEPS. Its closest competitors are solar PV on its own, onshore wind in most markets, and offshore wind in China and the European Union.
By 2030, solar PV plus battery storage in the STEPS has a value-adjusted LCOE that is equal to or lower than that of solar PV alone in the United States, European Union, China and India, with the added value provided by the battery fully compensating for its added cost. This indicates that the most cost-effective option for new solar PV projects in these markets is likely to be to pair with battery storage.
Beyond 2030, additional low-emissions power technologies are on track to become commercial, including carbon capture, hydrogen and ammonia and advanced nuclear designs such as small modular reactors. While the costs of these technologies are less certain, it is likely to be difficult for them to compete successfully in most parts of the world with solar PV plus battery storage.
Quelle riportate sono indicazioni molti importanti e interessanti perché la fotovoltaica da sola è già da tempo la tecnologia più economica per produrre energia in gran parte del mondo, ma la variabilità di produzione e la mancanza di un sistema di accumulo ne limitano le possibilità di diffusione, principalmente in una prospettiva futura. Se anche accoppiato ad una batteria un impianto fotovoltaico risulta più competitivo di altre fonti di produzione, allora ogni barriera e limite al suo utilizzo viene meno.
Queste indicazioni dell’IEA sono anche particolarmente rilevanti considerando che questo istituto ha sempre avuto un approccio molto prudente nelle sue previsioni sul fotovoltaico.
#5# La destra balorda al governo sulla questione ucraina fa solo propaganda (tanto per cambiare)
08/04/2024
Giusto qualche settimana fa la nostra Presidente del Consiglio era in Ucraina a promettere un pieno e incondizionato appoggio al Paese contro l’aggressione del regime criminale russo. Vedi:
Meloni a Kiev: “Ucraina, parte della nostra casa: la difenderemo.”
https://www.rainews.it/articoli/2024/02/-meloni-ad-hostomel-kievucraina-parte-della-nostra-casa-e-la-difenderemoil-g7-a-kiev-53125ed4-846e-40ef-9ada-4951ec2940f1.html
Una posizione da condividere pienamente, una volta tanto. Il problema è che, come al solito, la destra balorda al governo fa solo propaganda ad uso e consumo dei media ma poi all’atto pratico combina poco o niente, se non proprio si mette a fare l’esatto opposto. E’ un atteggiamento incoerente e confuso che ormai può essere considerato un “marchio di fabbrica” nel modo di fare politica di questa destra balorda, che non è casuale ma è proprio voluto. (vedi punto #3#).
L’Italia è uno dei paesi che sta fornendo meno aiuti all’Ucraina e il governo non manca mai di mostrarsi incredibilmente debole e tentennante. Basta pensare a tutti i patetici dubbi in merito al fornire all’Ucraina armi che siano in grado di colpire anche da una certa distanza, perché questo potrebbe irritare il regime russo. Un atteggiamento che definire patetico è poco. C’è una guerra in corso, mica stanno giocando in Ucraina.
Se non bastasse il Governo e la nostra Presidente del Consiglio si sono affrettati a dichiarare che in nessun caso l’Italia invierà proprie truppe sul territorio ucraino. Una dichiarazione così perentoria che da una parte risulta assolutamente poco credibile, perché non si sa come la situazione può evolvere, ma soprattutto dall’altra parte è una dichiarazione che mostra una incredibile debolezza nei confronti del regime russo, che politicamente ne trae un enorme vantaggio.
Negare una QUALSIASI ipotesi di intervento diretto in Ucraina significa fare un favore al regime russo, lo capirebbe anche un bambino. E’ una questione proprio di strategia politica e militare. Non a caso la Francia, il Regno Unito, la Polonia, i paesi scandinavi e altri paesi europei dell’est hanno molto più razionalmente e intelligentemente previsto qualsiasi ipotesi, anche quella di un intervento militare diretto. Non è solo la posizione più realistica ma è anche la posizione di giusta deterrenza nei confronti del regime russo. Se ci sarà mai un intervento Nato o europeo in Ucraina, l’Italia si accoderà, come sempre è accaduto in situazioni simili, anche solo per non rimanere isolata, facendo la solita figura di quelli che non hanno una posizione chiara e vanno a rimorchio.
Va ricordato che l’obiettivo dichiarato del regime russo non è la conquista di qualche territorio conteso, che è stato solo il pretesto per iniziare la guerra. Fin dall’inizio l’obiettivo è quello di sottomettere l’Ucraina per farla ritornare sotto la loro sfera di influenza. Il regime russo pretende di avere il diritto di controllare l’Ucraina, la considerano una cosa loro, lo hanno ripetuto mille volte; non sono disposti ad accettare una Ucraina autonoma che guarda ad occidente. Ma gli ucraini non ne vogliono sapere di tornare sotto il controllo del regime russo, ovviamente, posizione comune a tanti altri paesi che confinano con la russia.
In tali condizioni una soluzione diplomatica che preveda un accordo di pace tra Ucraina e russia è quindi impossibile. Quelli che straparlano continuamente di “pace” ad ogni costo in realtà parteggiano chiaramente per i russi. E’ gente schifosa, falsa e viscida che inneggia e giustifica continuamente la guerra di putin e allo stesso tempo predica peloso pacifismo per tutti gli altri. Bisogna considerare che la propaganda pro russia è ben presente in occidente e gentaglia del genere (spesso prezzolata) la trovi ovunque.
L’Ucraina ha bisogno di ricevere un sostegno reale e concreto, non discorsi e passerelle organizzate per i media. E la guerra fatta indirettamente non è detto che sia l’unica soluzione possibile e, soprattutto, non è detto che sia la soluzione migliore.
#4# Produzione mondiale di energia elettrica per fonte nel 2023
15/03/2024
Al punto numero #2# abbiamo visto i dati di produzione elettrica per fonte del 2023 nell’Unione Europea forniti da Ember. Adesso sono disponibili anche i primi dati sulla produzione mondiale. Si tratta, per ora, solo dei dati mensili. I dati annuali verranno aggiornati da Ember probabilmente tra qualche settimana, quando verrà pubblicato anche il nuovo rapporto annuale (Global Electricity Review). Facendo la somma dei dati mensili è comunque già possibile avere i dati annuali, che in genere sono praticamente gli stessi pubblicati successivamente da Ember (al limite potrebbero esserci piccole rettifiche).
I dati sono visibili in grafico e scaricabili dalla solita pagina selezionando come dataset “Generation monthly”:
https://ember-climate.org/data/data-tools/data-explorer/
Si tratta di produzioni nette.
Ecco la tabella di riepilogo con i dati annuali:
Il dato più interessante è quello della produzione solare, che per il secondo anno consecutivo si conferma la fonte di energia mondiale che cresce di più. Questa fonte sta continuando a far registrare incrementi annuali crescenti nel tempo, ovvero sta mantenendo ancora una progressione esponenziale (lo scorso anno gli stessi dati Ember indicavano +261 TWh). Considerando che le installazioni di potenza fotovoltaica nel mondo sono cresciute molto nel 2023 (vedi i dati di questo rapporto IEA), e che queste installazioni incidono ovviamente solo in modo parziale sulla produzione del medesimo anno, è molto probabile che anche nel 2024 l’incremento annuale vada crescendo.
A compensare questa crescita del solare c’è però un rallentamento della produzione eolica che, sebbene sia la seconda fonte per crescita, negli scorsi due anni era arrivata a registrare incrementi di 250-260 TWh. Bisogna vedere se questa tendenza al rallentamento continuerà o se si tratta solo di una fase temporanea.
Altro dato molto rilevante (e insolito) è il notevole calo della produzione idrica, che segue un altro sostanzioso calo registrato nel 2021 e una ripresa modesta nel 2022. In pratica nel 2023 la produzione è più bassa di quella del 2020. Una situazione molto insolita perché la fonte idrica nel mondo ha ancora buone prospettive di sviluppo, principalmente grazie ai paesi con economia emergente, mentre nei paesi ad economia avanzata tende alla stabilità. Infatti dai primi anni 2000 la produzione idrica stava crescendo a buon ritmo, quasi 86 TWh di incremento medio nel periodo 2001-2020, considerando i dati di produzione lorda utilizzati nei grafici sulla produzione elettrica presenti su questo sito. Questo declino nella produzione idrica pare dipendere essenzialmente da questioni meteorologiche, ovvero, molto semplicemente, ha piovuto meno in quelle zone del mondo che hanno molti impianti idroelettrici. Una volta passata questa anomalia, quindi, si si aspetta nei prossimi anni un certo recupero di questa fonte.
Grazie all’incremento del totale della produzione rinnovabile, la produzione fossile cresce nel 2023 solo di 143 TWh, uno dei dati più bassi mai registrati al di fuori dei periodi di crisi economica globale. Ma se la fonte idrica avesse avuto una variazione “nella media”, nel 2023 le fonti fossili sarebbero state circa a zero come variazione. In pratica come tendenze medie le fonti fossili stanno arrivando al loro “picco”, ovvero ad un contesto nel quale non riusciranno più a crescere (e probabilmente inizieranno a calare).
In tal senso il dato 2023 è significativo perché l’incremento della produzione totale (ovvero i consumi di energia) è simile all’incremento medio registrato dal 2011 (passati gli effetti della crisi globale 2008-9). Stiamo parlando quindi di circa 600 TWh, che se fossero forniti dalle rinnovabili farebbero bloccare la crescita delle fonti fossili e, come detto, ormai come tendenza ci siamo molto vicini.
In questo contesto la produzione nucleare rimane abbastanza irrilevante perché in media mostra variazioni quasi stazionarie. Nel 2023 mostra un dato più positivo della media come parziale recupero rispetto al vero e proprio crollo di produzione registrato nel 2022 (-129 TWh) in gran parte a causa di problemi tecnici ad alcune vecchie centrali nucleari (principalmente francesi).
#3# La destra balorda al governo è un fenomenale esempio di incoerenza e trasformismo politico
12/03/2024
La destra balorda che ci ritroviamo al governo ha vinto le elezioni sguazzando per anni e anni nel peggiore populismo fascio-sovranista. Fino a prima delle elezioni politiche hanno portato avanti tutta la tipica propaganda populista di quel tipo basata su clamorose balle, complottismo, proposte deliranti, eversive e antidemocratiche, lotta ai “poteri forti”, anti-europeismo e anti-occidentalismo, anti-globalismo, lotta a fantomatici nemici del “popolo”, e altre idiozie simili.
Poi, una volta al Governo, si sono progressivamente rimangiati tutto ed hanno iniziato ad atteggiarsi e comportarsi come una tipica destra liberista, europeista, occidentale. In pratica l’esatto opposto di quanto facevano prima… -LOL- Beh, a prescindere dall’orientamento politico uno potrebbe anche essere felice di questo cambiamento.
Il problema è che nel frattempo i politici della destra balorda sono sempre gli stessi, le persone sono sempre quelle di prima. Il problema è che in realtà la destra balorda ha sì cambiato linea ma allo stesso tempo non può rinnegare pienamente la propaganda fascio-sovranista portata avanti per anni fino a poco tempo fa. E tutto questo genera un contesto a dir poco surreale e grottesco.
Quale idea di Italia ha la destra balorda?
Un’Italia sovranista o europeista? Un’Italia nazionalista o autonomista? Un’Italia liberista o statalista? Un’Italia filo-occidentale o filo-russa? Un’Italia inclusiva e moderna o discriminatoria e retrograda? Un’Italia delle libertà e dei diritti o autoritaria e anti-democratica?
La risposta non si sa, mica si capisce. Nella destra balorda ci sono idee estreme e opposte, c’è tutto e il contrario di tutto. Evidentemente il loro obiettivo è quello di tenere i loro elettori imbambolati in uno stato confusionale permanente in modo che non possano reagire e cambiare idea. -LOL-
E la cosa più divertente è che la destra balorda in tutto questo contesto ha anche il coraggio di accusare il centro-sinistra di essere poco coerente e poco unito… -LOL- Hanno la più grande faccia di bronzo mai vista nella storia della politica italiana.
#2# Produzione di energia elettrica per fonte nell’UE nel 2023
28/02/2024
Come al solito diamo un’occhiata ai dati di produzione elettrica dell’anno scorso forniti da Ember con un certo anticipo rispetto ai principali istituti statistici del settore energia, che in genere rilasciano le loro statistiche verso metà anno (anche i grafici sulla produzione elettrica presenti su questo sito verranno aggiornati solo in quel periodo).
I dati annuali elaborati nella seguente tabella potete osservarli in grafico e scaricarli da questa pagina selezionando sulla sinistra come paese “EU”:
https://ember-climate.org/data/data-tools/data-explorer/
Si tratta di produzioni nette.
Come si prevedeva, nel 2023 c’è stato un crollo della produzione fossile dopo due anni di leggera ripresa causata dall’incremento rapido della domanda di energia nel periodo post covid e dalla necessità di compensare i risultati particolarmente negativi della produzione idrica e nucleare (la seconda a causa di problemi alle centrali francesi). La produzione fossile, quindi, continua la sua tendenza al declino iniziata una quindicina di anni fa, grazie in particolare al calo del carbone, che è ai minimi storici.
A spingere questo declino del fossile, negli anni scorsi come nel 2023, è l’incremento della produzione delle nuove fonti rinnovabili (in particolare eolico e solare). Nel 2023 ha anche rimbalzato la produzione idrica dopo i risultai pessimi precedenti, ma sul lungo periodo questa produzione tende ad essere costante.
Nel 2023 il calo della produzione fossile è particolarmente accentuato anche a causa del calo della domanda di energia.
La produzione nucleare, dopo un 2022 particolarmente disastroso e una tendenza al declino che dura da 20 anni, mostra nel 2023 solo un leggero recupero.
A chi vuole approfondire l’argomento della situazione del settore energia al 2023 consiglio di leggere l’European Electricity Review 2024 redatto da Ember, un rapporto decisamente completo e ben fatto.
Nel 2024 la produzione di eolico e solare si prevede che continui a crescere in funzione della crescita della potenza installata (la produzione solare sicuramente, l’eolica dipende un po’ dalle condizioni meteo), ma probabilmente avremo anche un certo rimbalzo della domanda di energia (o comunque non calerà come nel 2023), quindi difficilmente si vedrà una riduzione della produzione fossile così ampia come lo scorso anno.
#1# Le surreali violente proteste dei contadini
04/02/2024
Masse di bifolchi contadini protestano violentemente in Italia e altrove contro l’Unione Europea. Per capire quanto siano surreali e assurde queste proteste basta sapere che circa un terzo di tutto il bilancio comunitario è destinato a sussidi al settore agricolo. Vedere il secondo grafico qui:
https://agriculture.ec.europa.eu/common-agricultural-policy/cap-overview/cap-glance_it#capfinancing
E questo nonostante il settore agricolo contribuisca al PIL europeo per solo circa il 3%. In Italia nello specifico il settore agricolo vale appena il 2,2% del PIL, vedere:
http://grafici.altervista.org/composizione-del-pil-per-settore-economico/
In pratica il settore agricolo non vale quasi niente ma si ciuccia una valanga di sussidi pubblici e i contadini campano praticamente solo grazie a questi; e hanno pure il coraggio di lamentarsi…
E stendiamo un velo pietoso sul patetico tentativo della destra balorda di cavalcare questa protesta, quando poi si scopre che in realtà il governo proprio recentemente ha incrementato le tasse sugli agricoltori togliendo alcune esenzioni previste in precedenza, vedere:
https://www.informazionefiscale.it/stop-esenzione-IRPEF-agricoltori-2024-redditi-agrari-dominicali
Non solo. Il governo poco tempo fa ha varato un “decreto sicurezza” che puniva in termini penali i blocchi stradali perché “danneggiavano il paese”, ma ora si guardano bene dall’applicare quelle norme in questo caso…
In definitiva ci ritroviamo con un governo incapace e confuso che non sa quel che fa.
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I testi della sezione Fatti e opinioni del 2023 si trovano in questa pagina.