Consumo interno lordo di energia primaria per fonte in Italia (1990-2017)

Quando si parla di energia la maggior parte delle persone pensa a quella elettrica. Quest’ultima è però solo una parte, peraltro minoritaria, dell’energia consumata nel paese.


Volendo misurare i consumi complessivi di energia di un paese, oltre alla elettrica bisogna considerare anche l’energia necessaria per i trasporti e quella necessaria per il riscaldamento degli ambienti e i processi industriali.

Questo consumo (consumo interno lordo) si misura in termini di energia primaria, ovvero l’energia termica contenuta in tutti i combustibili utilizzati nei vari impieghi (compresa la produzione di elettricità), più l’energia che “nasce” elettrica (chiamata spesso elettricità primaria) da fonti rinnovabili senza processo di combustione come l’eolica, la fotovoltaica, l’idrica, la marina. Anche le importazioni di energia elettrica per convenzione vengono considerate come elettricità primaria.

Avevamo già visto il consumo interno lordo di energia primaria in Italia (dati Terna) nel grafico che lo metteva a confronto con il PIL monetario e le emissioni di CO2. A causa di due diverse modalità di calcolo, però, la serie dei consumi rappresentata nel successivo grafico risulta diversa, poco nell’andamento ma in maniera significativa nei valori assoluti. Ciò che cambia, nello specifico, è l’approccio utilizzato nel valorizzare l’elettricità primaria.

Terna considera l’elettricità primaria come se fosse prodotta da centrali termiche in base ad un valore di efficienza convenzionale di 2.200 kcal/kWh, pari al 39%. Ovvero, 39 TWh di energia elettrica primaria vengono considerati come 100 TWh e poi convertiti in Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio) in base ai coefficienti standard (1 TWh=0,08598 Mtep). Eurostat, invece, applica subito i coefficienti standard di conversione.

Ne deriva che i dati Eurostat sono inferiori rispetto a quelli Terna, e la differenza è proporzionale alla presenza di energia elettrica primaria.

Stabilire quale dei due approcci è più corretto è difficile. In termini “bruti” il metodo Eurostat è più realistico ma tende a penalizzare troppo le fonti elettriche primarie (la gran parte delle rinnovabili) perché per queste viene conteggiata solo l’energia prodotta e utilizzata mentre per le fonti che usano combustibili viene conteggiata tutta l’energia termica, anche quando viene sprecata, cosa che accade in buona parte (ad esempio, l’efficienza media di tutti gli impianti termoelettrici, compreso il recupero di calore, è intorno al 64-65%).

Fatte queste premesse, possiamo vedere i grafici con il consumo di energia primaria distinto per fonte:

Consumo interno lordo di energia primaria per fonte in Italia 1990-2016Consumo interno lordo di energia primaria per fonte in Italia percentuali 1990-2016Anche se si tratta di energia primaria, risultano evidenti gli effetti derivanti dalle trasformazioni del mix energetico nel settore elettrico. La riduzione dei prodotti petroliferi e la crescita del gas a partire da metà anni ‘90 è il riflesso di quelle dinamiche.

La tendenza a calare di un po’ tutti i combustibili fossili da metà anni 2000 in poi deriva dalla riduzione dei consumi e dalla crescita delle rinnovabili, non solo nel settore elettrico.

Va detto che a causa di quanto detto in precedenza sulle modalità di calcolo, il valore delle rinnovabili qui rappresentato risulta fortemente influenzato dal dato delle bioenergie, per la quale, essendo una fonte termica, viene considerato tutto il calore prodotto. Ciò spiega l’andamento diverso rispetto ai dati del settore elettrico.

In base agli obiettivi europei è previsto che l’Italia raggiunga una quota di rinnovabili del 17% nel 2020 e del 30% nel 2030. Si tratta però di valori calcolati non sul consumo interno lordo ma sui consumi finali lordi (che sono una cosa diversa). Inoltre per le produzioni elettriche di fonti variabili come eolica e idrica vengono utilizzate delle medie. Di conseguenza le quote percentuali di rinnovabili indicate nel grafico precedente non sono attendibili ai fini degli obiettivi europei, anche se ci vanno vicino. Chi vuole avere i dati precisi può andare sulla pagina del Monitoraggio nazionale del GSE.

Risulta interessante notare come la crescita delle rinnovabili (con la loro elettricità primaria), sostituendo le fonti termiche fossili, contribuisca a far calare il CIL di energia primaria totale riducendo lo “spreco” di calore, ovvero quell’energia termica che viene conteggiata ma non utilizzata. Il fatto che il CIL primario sia calato già dal 2006 e sia oggi addirittura agli stessi livelli dei primi anni ‘90, in parte deriva proprio da questo.

 


Fonti

I dati sono tratti dal sito web Eurostat sezione “Environment and energy; Energy; Complete database; Energy statistic – quantities; Annual data; Energy balances; Simplified energy balances (nrg_bal_s)”. Dal menu “Energy balance” è stata selezionata con il tasto “+” la voce “Gross inland consumption”.

 

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