Emissioni di CO2 pro capite e totali in Italia e altri paesi (1970-2021)

Vediamo un confronto tra le emissioni CO2 dell’Italia e quelle di altri paesi europei e non.


(aggiornato con i dati 2021)

Per fare un confronto alla pari con altri paesi è necessario considerare un indice relativo che misuri le emissioni di CO2 in rapporto ad un altro parametro di riferimento, in modo da calcolare la cosiddetta “intensità carbonica”. Tale indice di intensità può essere calcolato per il settore energia (emissioni/consumi di energia), per il settore economico (emissioni/PIL) o sulla popolazione residente (emissioni/popolazione).

Nel seguente grafico viene considerata proprio l’intensità carbonica rispetto alla popolazione, ovvero le emissioni di CO2 pro capite:

Emissioni di CO2 pro capite per paese (1970-2021)Una prima considerazione da fare è che l’Italia, tra i paesi con economia avanzata, è sempre stato un basso emettitore di CO2, in particolar modo nel passato. Questo deriva dal fatto che l’Italia non è mai stata un grande utilizzatore del carbone per la produzione di energia elettrica preferendo ad esso gli idrocarburi (petrolio prima, gas successivamente). Il carbone invece ha avuto un ruolo fondamentale in molti altri paesi, come si può osservare dai dati sul peso di tale fonte nella produzione elettrica europea e mondiale.

La scelta italiana di puntare sugli idrocarburi, comunque, non è derivata tanto dalla volontà di inquinare meno, quanto piuttosto da precise scelte di politica industriale (basta pensare al ruolo dell’ENI) che avevano fatto dell’Italia uno dei principali produttori ed esportatori di idrocarburi raffinati al mondo.

Anche il settore dei trasporti in passato ha avuto un ruolo importante nel mantenere basse le emissioni italiane, probabilmente per una minore diffusione degli autoveicoli e l’abitudine ad usare mezzi leggeri e quindi meno inquinanti. Tale virtuosità si è comunque in gran parte annullata nel tempo.

In Germania, Francia e Regno Unito l’uso del carbone è andato comunque calando nel tempo e questo ha consentito di ridurre le emissioni del settore elettrico, anche se i cali maggiori si sono avuti in altri settori (a causa del fatto che i consumi di energia elettrica hanno avuto un peso sempre maggiore).

In generale in Europa la tendenza al calo che si nota deriva in ordine di importanza da una riduzione delle emissioni nel settore delle combustioni industriali, edifici ed energia elettrica.

Anche se l’Italia ha mantenuto una posizione virtuosa, gli altri paesi europei hanno recuperato molto nel tempo, tanto che la Francia ci ha superato (verso il basso) già nel 1987, mentre il Regno Unito ci ha superato nel 2017.

Nel complesso oggi Italia (5,4 tonnellate nel 2021), Francia (4,6 tonnellate) e Regno Unito (5,0 tonnellate) sono su livelli di emissioni pro capite non troppo distanti tra loro. Solo la Germania (8,1 tonnellate), che mantiene ancora un certo uso del carbone, risulta staccata ma comunque più vicina rispetto al passato.

Da notare che ovviamente nel 2020 le emissioni di CO2 hanno avuto un netto calo in quasi tutti i paesi del mondo a causa della crisi globale dovuta all’epidemia covid. Il rimbalzo delle emissioni del 2021, grazie alla ripresa dell’economia, nella gran parte dei paesi non è riuscito comunque a recuperare quanto perso nel 2020.

Gli Stati Uniti hanno avuto un calo delle emissioni pro capite per motivi simili a quelli detti per i paesi europei, pur con tempi un po’ diversi. Il grafico mostra però in modo impietoso come questo paese sia un emettitore di CO2 decisamente più attivo. Per di più tale situazione non deriva tanto da un utilizzo esagerato di fonti ad alte emissioni, ma da una generale tendenza a consumare energia in modo allegro e con scarsa efficienza, aspetto insolito per paesi ad economia avanzata ma che in parte si giustifica con il fatto di avere notevoli risorse di combustibili fossili da sfruttare.

Nel 2021 il dato pro capite negli Stati Uniti è di 14,2 tonnellate.

Tra tutti i paesi considerati è la Cina l’unico che mostra valori in significativa crescita, influenzati dallo sviluppo economico avuto in particolare dall’inizio degli anni 2000.

Nonostante la veloce crescita, la Cina attualmente si posiziona su livelli simili a quelli di Germania e Giappone e non poi troppo distante dal valore dell’Unione Europea (che ha superato dal 2012). Forse molti si sarebbero aspettati valori più alti ma bisogna considerare che la Cina a livello di ricchezza pro capite (e consumi di energia pro capite) è ancora un paese in via di sviluppo e abbastanza povero.

In realtà, quindi, la posizione di questo paese nel grafico è insolitamente elevata ed è legata al fatto di avere un sistema energetico dipendente dal carbone in diversi settori. In pratica la Cina sta vivendo ancora oggi la sua “fase carbone”, come capitato a diversi stati europei nel periodo tra gli anni ‘50 e ‘80.

Ad ogni modo si può notare che negli ultimi anni le emissioni cinesi hanno rallentato rispetto al primo decennio anni 2000, ad indicare che anche in Cina il sistema energetico ha iniziato una lenta fase di modernizzazione, con un rallentamento nell’utilizzo di fonti più inquinanti e il tentativo di incrementare l’efficienza energetica.

Da notare come in Cina nel 2020 non c’è stata una riduzione delle emissioni grazie ad una ripresa economica dalla crisi covid più rapida che altrove.

Nel 2021 le emissioni pro capite in Cina sono di 8,7 tonnellate.

Il Giappone è l’unico paese che mostra variazioni nel tempo assai ridotte, con una leggera tendenza a crescere che si è trasformata in una sostanziale stasi da metà anni ‘90. Dal 2014 si nota comunque una tendenza a scendere.

Nel 2021 le emissioni pro capite in Giappone sono pari a 8,6 tonnellate.

L’India è un paese in via di sviluppo come la Cina e vorrebbe ripercorrere le stesse orme di quest’ultima ma per ora la crescita economica è più lenta e, come si vede, pure le relative emissioni di CO2.

Nel 2021 le emissioni pro capite in India sono di 1,9 tonnellate.

La Russia è il secondo più rilevante emettitore di CO2 pro capite dopo gli Stati Uniti. Sono evidenti gli effetti della crisi economica seguita alla disgregazione del blocco comunista, ma ad ogni modo le emissioni sono tornate a mostrare una tendenza alla crescita dalla fine degli anni ‘90.

In questo paese il settore dell’energia elettrica incide in modo rilevante sulle emissioni. Oltre ad avere un sistema ancora molto basato su fonti fossili (e con poche nuove fonti rinnovabili), va considerato anche che la Russia è un paese con un clima estremo e rigido e questo finisce per incidere sui consumi di energia. E’ l’unico paese tra quelli considerati che nel 2021 mostra un notevole incremento delle emissioni.

Nel 2021 la Russia ha registrato emissioni pro capite di 13,5 tonnellate.

La voce resto del mondo rappresenta sia paesi con economia più moderna come Corea del Sud, Canada e Australia, ma ancor di più paesi in via di sviluppo in Asia, Medio Oriente, America del Sud e Africa. Nel complesso tale voce fa riferimento oggi a circa metà della popolazione mondiale (in passato era meno).

A causa della composizione eterogenea i valori sono superiori a quelli di un paese come l’India ma nel complesso l’andamento è quasi piatto. Anche in questo caso, quindi, la crescita economica dei paesi in via di sviluppo non è ancora su livelli tali da incidere pesantemente sulle emissioni pro capite.

Nel 2021 le emissioni della voce resto del mondo sono pari a 2,8 tonnellate.

Va detto che la maggiore consapevolezza rispetto al passato degli effetti inquinanti dell’utilizzo di certi combustibili fossili (non solo in termini di CO2) può in parte influenzare le scelte attuali dei paesi in via di sviluppo.

Vediamo ora un grafico che riepiloga le emissioni pro capite mondiali di CO2:

Emissioni mondiali di CO2 pro capite (1970-2021)Da notare che la scala di rappresentazione è un quarto rispetto al grafico precedente, quindi da un punto di vista visivo le variazioni sono amplificate di quattro volte.

Sono evidenti gli effetti delle riduzioni avute in Europa e Stati Uniti, tanto che nei primi anni ‘80 si assiste ad un calo e poi ad una lunga fase più o meno stazionaria. Solo l’esuberante crescita economica della Cina (e in parte minore di altri paesi) ha portato ad una nuova risalita all’inizio degli anni 2000. In questo modo si sono raggiunti i valori massimi del periodo considerato, anche se, come visto per la Cina, si nota l’inizio di una fase di stallo. Evidente il calo del 2020 per la crisi covid e come nel 2021 il recupero sia stato solo parziale.

Nel 2021 le emissioni mondiali pro capite sono di 4,8 tonnellate.

Nel complesso potremmo dire che le emissioni mondiali non sono cresciute molto ed hanno un andamento abbastanza piatto. Bisogna ricordare, però, che finora si è parlato delle emissioni pro capite. C’è da considerare il piccolo dettaglio che nel periodo considerato la popolazione di quasi tutti i paesi e quella mondiale ha continuato a crescere.

Se le emissioni pro capite sono utili per fare un confronto alla pari tra i vari paesi, alla fine però ciò che conta sono le emissioni totali. Vediamo i grafici relativi ai vari paesi:

Emissioni di CO2 per paese (1970-2021)Emissioni di CO2 per paese (1970-2021)Come si vede, considerando l’incremento e la consistenza della popolazione, la situazione è peggiore rispetto ai grafici precedenti. La riduzione delle emissioni nell’Unione Europea è meno accentuata, mentre negli Stati Uniti era addirittura in crescita fino ad una ventina di anni fa.

Non parliamo poi della Cina che ha decuplicato le proprie emissioni, con una vera e propria impennata a partire dal 2003. L’India, che nei grafici precedenti era quasi insignificante, qui tallona l’Unione Europea (che supererà in uno o due anni).

Pure la voce resto del mondo, che nel precedente grafico risultava quasi piatta, mostra qui gli effetti dell’elevato sviluppo demografico di alcuni paesi in via di sviluppo. Bisogna ricordare, comunque, che si tratta di metà della popolazione mondiale.

Per avere un’idea complessiva, vediamo quindi il grafico con le emissioni mondiali:

Emissioni mondiali di CO2 (1970-2021)Risulta ora più chiara la situazione. L’essere riusciti a bloccare la crescita delle emissioni mondiali di CO2 pro capite non è sufficiente a bloccare la crescita delle emissioni totali in valori assoluti perché la popolazione mondiale nel frattempo continua a crescere e lo farà ancora per diversi decenni.

In pratica, avere una riduzione delle emissioni assolute richiede necessariamente un netto “disaccoppiamento” con l’andamento della popolazione, ovvero una riduzione marcata del valore delle emissioni pro capite.

Ricordiamo che in un rapporto se il numeratore varia di una certa percentuale e il denominatore della stessa percentuale il risultato dell’operazione non cambia. Approssimando, il risultato del rapporto varia con un valore percentuale pari alla differenza della variazione percentuale del numeratore con quella del denominatore. Considerando che la popolazione mondiale attualmente cresce ad un ritmo di circa l’1% (con una lenta tendenza a rallentare), se le emissioni totali di CO2 rimangono costanti, il valore pro capite cala comunque di circa l’1%, ma appunto non basta, perché le emissioni totali non sono diminuite. In pratica è necessario che il valore pro capite cali più dell’1%, risultato che nell’attuale situazione si ottiene proprio con una riduzione delle emissioni totali.

Le tendenze attuali delle emissioni globali assolute mostrano un rallentamento della crescita e, dal 2019, un sostanziale stallo (il dato 2021 è allo stesso livello del 2018), ma pensare di ottenere in pochi anni una netta inversione di tendenza è difficile, proprio perché, come detto, il dato dell’incremento demografico è destinato a modificarsi lentamente e allo stesso tempo le emissioni pro capite dei paesi in via di sviluppo continuano a crescere.

Il processo di decarbonizzazione, quindi, è destinato a progredire lentamente, ma dovrebbe accelerare nel tempo, anche in funzione di innovazioni e miglioramenti tecnologici.

 


Fonti

I dati sulle emissioni di CO2 sono tratti dal sito web della Commissione Europea EDGAR (Emission database for global atmospheric research) sezione “CO2 and GHG Emission reports”, scaricando il file “EDGARv7.0 FT2021 fossil CO2 booklet 2022”.

Il dato pro capite della voce “Resto del mondo”, non disponibile direttamente nel rapporto EDGAR, è stato calcolato utilizzando i dati sulla popolazione tratti dal sito World Bank. Da notare che si tratta di valori che fanno riferimento alla consistenza della popolazione a metà dell’anno.

 

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