Entrate fiscali reali per tipo di imposta e pressione fiscale in Italia (1965-2021)

Quale tipo di imposta contribuisce di più alle entrate fiscali in Italia? Le imposte sono aumentate nel tempo? Diamo un’occhiata di lungo periodo.


(aggiornato con i dati 2021)
Entrate fiscali tipo imposta italia 1965-2021Entrate fiscali tipo imposta italia percentuali 1965-2021Questi grafici mostrano i valori assoluti (reali) e la composizione percentuale delle varie tipologie di entrate fiscali e sono già in grado di dare qualche informazione. C’è però un problema; le entrate possono aumentare sia perché è stata effettivamente incrementata la tassazione, sia perché si è incrementata l’economia a cui fanno riferimento (se il PIL cresce, crescono anche le entrate). A noi interessa più che altro il primo aspetto. Per avere dati più interessanti è necessario quindi rapportare le entrate al PIL, ovvero ottenere un dato di pressione fiscale per singola tipologia di entrata.

Ecco il grafico con questi dati:

Entrate fiscali reali per tipo di imposta in Italia - percentuali sul PIL (1965-2021)L’aspetto più interessante è sicuramente l’impennata delle imposte sul reddito e plusvalenze, avvenuta dal 1976 al 1983, che ha portato questo tipo di entrata al primo posto partendo dal terzo. Successivamente si è avuta un’altra decina di anni di incrementi meno marcati e poi una tendenza alla stabilità o leggera decrescita tra alti e bassi.

Le imposte su beni e servizi (ovvero le imposte sui consumi: IVA, accise, dazi) erano ancora la prima voce di entrata alla fine degli anni ‘60, poi durante i ‘70 hanno iniziato una fase di declino che le ha portate al terzo posto. Dal 1980 al 2000 sono comunque tornate a crescere. È interessante notare che dopo la crisi del 2009 questo tipo di entrata è l’unico che mostra un incremento marcato.

Il passaggio da un sistema basato su imposte sui consumi ad uno basato su imposte sul reddito è stato fatto seguendo principi di maggiore equità. Infatti le imposte sui consumi sono proporzionali (colpiscono tutti con la stessa aliquota), mentre quelle sul reddito sono progressive (aliquote crescenti).

Va detto però, che sebbene negli anni ‘70 ci sia stato un effetto di sostituzione di un’imposta con l’altra, a partire dagli anni ‘80 hanno iniziato a crescere entrambe.

I prelievi per contributi previdenziali hanno avuto un andamento più regolare, comunque tendente alla crescita, in particolare fino all’inizio degli anni ‘90.

Le imposte sulla proprietà e le altre imposte è evidente che sono state utilizzate per diversificare i prelievi in periodi in cui era necessario fare cassa ed evitare di pesare troppo sulle altre voci (già cresciute molto).

A questo punto possiamo vedere un grafico di riepilogo delle entrate fiscali totali:

Entrate fiscali reali e pressione fiscale in Italia (1965-2021)Si può notare come la pressione fiscale sia aumentata molto dall’inizio degli anni ‘80 fino quasi alla fine dei ‘90, in concomitanza con l’esplosione della spesa pubblica di quel medesimo periodo. Anche se è una cosa ovvia, è bene rimarcare, quindi, che entrate fiscali e spesa pubblica sono due facce della stessa medaglia; se si pretende di avere un’elevata spesa pubblica in rapporto al PIL per garantire buoni livelli di servizi sociali, allora anche la pressione fiscale deve essere elevata.

Al limite è possibile abbassare l’incidenza delle tasse sul singolo individuo allargando la platea dei contribuenti attraverso la lotta all’elusione ed evasione fiscale. Questo approccio, però, non influisce sulla pressione fiscale che, come detto, è una variabile che dipende solo dal livello della spesa pubblica.

Non rispettare il principio di equilibrio tra entrate e spese significa creare debito pubblico. Il pagamento di interessi sul debito finisce poi per alimentare la spesa pubblica stessa in un circolo vizioso. E’ proprio quello che è successo tra gli anni ‘70 e ‘80 e che ha portato poi alla necessità di aumentare la pressione fiscale detta sopra.

In pratica, nei ‘70 la spesa pubblica è aumentata senza un’adeguata copertura fiscale; negli ‘80, a causa di un incremento dei tassi reali sul debito, è stato necessario incrementare la pressione fiscale per iniziare a pagare gli interessi ma allo stesso tempo si è continuato ad incrementare la spesa pubblica; nei ‘90 l’incremento della pressione fiscale ormai serviva solo a pagare gli enormi interessi sul debito mentre la spesa pubblica netta non aumentava più. Per capire meglio il contesto si consiglia di leggere quanto scritto a proposito dei grafici sui conti pubblici e sul tasso di inflazione e interesse.

A partire dalla fine degli anni’90, grazie ad un progressivo calo dei tassi di interesse reali sul debito e a conti pubblici tenuti maggiormente in ordine, la pressione fiscale si è incrementata più lentamente. Dopo aver toccato un picco nel 2013 si è assistito ad una fase di riduzione, anche se dal 2019 il dato ha ripreso a crescere. Nel 2021 la pressione fiscale è cresciuta passando dal 42,5% al 43,0% (dato OCSE).

Da notare che il valore delle entrate fiscali totali risulta inferiore a quello delle entrate pubbliche totali in quanto evidentemente esistono anche altre voci di entrata non fiscali.

 


Fonti

I dati sulle entrate fiscali sono tratti dal sito statistico dell’OCSE (OECD in inglese) sezione “Public Sector, Taxation and Market Regulation; Taxation; Revenue Statistics – OECD Member Countries; Revenue Statistics – OECD countries: Comparative tables; Comparative tables – OECD countries”.

Il dato del prodotto interno lordo per il calcolo della pressione fiscale utilizzato dall’OCSE è meno aggiornato di quello ISTAT. In questo caso, quindi, il dato delle entrate fiscali OCSE è stato rapportato al PIL secondo i dati ISTAT per ottenere un dato di pressione fiscale più aggiornato. Le fonti dei dati del PIL sono riportate nello specifico grafico.

Nonostante ciò il risultato OCSE è leggermente diverso dai dati ISTAT sulla pressione fiscale, perché evidentemente i dati sulle entrate fiscali sono determinati in modo diverso. Per questo motivo nel grafico è stata rappresentata anche la pressione fiscale secondo i dati ISTAT (con dati che iniziano dal 1995). I dati sono tratti dal sito I.Stat nella sezione “Conti nazionali; Conti e aggregati economici delle Pubbliche Amministrazioni; Conti annuali; Indicatori (in rapporto al PIL)”.

I valori reali sono stati calcolati utilizzando l’indice deflatore tratto dal sito AMECO sezione “Domestic product; Gross domestic product; Price deflator (PVGD)”. Lo stesso indice può essere calcolato in modo implicito dividendo la serie del PIL nominale per quella reale utilizzando i dati più aggiornati rilasciati dall’ISTAT. L’anno di riferimento è stato spostato dal 2015 al 2021.

 

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