Popolazione residente, nascite, morti e saldo migratorio in Italia (1951-2023)

Diamo un’occhiata a come la popolazione residente in Italia sia variata negli ultimi decenni e alle componenti che hanno influenzato tale variazione.


(aggiornato con i dati 2023)
Popolazione residente, nascite, morti e saldo migratorio in Italia (1951-2023)Il primo dato che balza all’occhio è quello delle nascite; tra la fine degli anni ‘50 e l’inizio dei ‘60 erano in crescita e raggiungono un massimo nel 1964 con ben 1.035.207 unità. Poi inizia una lunga fase di decrescita, moderata fino al 1974, più accentuata dal 1975 fino al 1986.

In seguito si ha una lunga fase di variazioni ridotte, con un minimo toccato nel 1995 (526.064) e un massimo nel 2008 (576.659).

Dal 2009 inizia una nuova fase di decrescita, con una pendenza simile a quella vista negli anni ‘60. La discesa non sembra arrestarsi e così anno dopo anno si sta superando il record negativo di nascite. Nel 2023 il numero dei nati è calato a 379.339 dai 393.333 del 2022.

Molti sostengono che la causa di questa nuova fase di riduzione sia la crisi economica del 2009, la successiva del 2011-13 e quella covid del 2020. In pratica le nascite sarebbero collegate al livello attuale del PIL. In realtà analizzando i dati del passato risulta evidente che le dinamiche sono un po’ più complesse. Se si collegasse direttamente la natalità al livello di reddito, allora negli anni ‘50 e ‘60, quando il reddito disponibile era decisamente inferiore ai livelli attuali, avremmo dovuto avere un numero di nati minore (come riferimento vedi il grafico sul reddito netto).

Quindi, non sembra che le variazioni importanti di natalità derivino da una valutazione attuale e assoluta delle condizioni di benessere, quanto piuttosto da una valutazione futura e relativa basata su singoli importanti eventi che “lasciano il segno”, si stratificano ed entrano a far parte della cultura e società. Nel lungo periodo, quindi, la natalità diventa un fenomeno prettamente culturale.

La fine del boom economico e l’inizio del periodo di lotta di classe e rivendicazioni sindacali di metà anni ‘60, le crisi energetiche di metà anni ‘70, la grave crisi economica del 2009 con i successivi strascichi, se si osserva il grafico sono tutti eventi che hanno fatto da “spartiacque” tra diversi livelli di natalità. Anche le recenti crisi energetiche e preoccupazioni sull’ambiente e i cambiamenti climatici non è escluso che possano in futuro contribuire ad una riduzione delle nascite.

Bisogna aggiungere che la riduzione post 2009 è anche facilitata dal fatto che sono progressivamente usciti dall’età fertile i nati nel periodo 1963-1974, quando le nascite si mantenevano su livelli elevati. E’ ovvio, infatti, che un calo delle nascite nel passato prima o poi si traduce in una riduzione del numero di persone in età fertile nel futuro, portando, a parità di numero medio di figli, ad una ulteriore riduzione di nascite.

L’andamento del numero dei morti in Italia è decisamente più regolare grazie al fatto di essere legato al passato e quindi di non risentire delle recenti riduzioni di natalità. La tendenza è alla leggera crescita (iniziata nei primi anni ‘60) perché siamo in una fase di “recupero” dopo che nei decenni precedenti l’aspettativa di vita aveva avuto miglioramenti notevoli, facendo calare il numero dei morti per un lungo periodo. In pratica stiamo recuperando le morti evitate in passato, lentamente, anche perché nel frattempo l’aspettativa di vita continua leggermente a migliorare.

Quando i nati dopo la metà anni ‘60 inizieranno ad essere anziani, allora anche il numero dei morti inizierà a calare in conseguenza del calo delle nascite.

Come si vede la pandemia covid ha lasciato il segno, facendo incrementare i morti dai 634.417 del 2019 ai 740.317 del 2020 (+105.900 unità, pari al +16,7%). Nei due anni successivi il numero di morti è calato ma mantenendosi comunque su un livello ben superiore al periodo pre-covid, evidentemente a causa degli strascichi della pandemia, che non è sparita completamente (anche se a livello mediatico non se ne è parlato quasi più). Solo nel 2023 si assiste ad una riduzione più evidente che ha riportato i valori su livelli praticamente normali, recuperando la traiettoria di crescita vista nel periodo pre-covid. Nel 2023 il numero di morti è stato di 660.600 rispetto ai 715.077 del 2022.

La distanza tra la linea blu delle nascite e la rossa delle morti rappresenta il cosiddetto saldo naturale, ovvero la variazione annuale della popolazione considerando solo i residenti. Il saldo ha raggiunto il suo valore massimo nel 1964 (+546.606), che peraltro è il saldo positivo maggiore mai avuto dai tempi dell’unità d’Italia.

In seguito le nascite sono calate, quindi il saldo positivo si è assottigliato fino a diventare leggermente negativo a partire dal 1993. Dopo un leggero recupero negli anni 2000 il saldo è tornato negativo a partire dal 2009, questa volta in modo consistente e con una tendenza al peggioramento.

Il saldo del 2020 è particolarmente negativo perché influenzato dal notevole incremento del numero di morti per la pandemia covid. Il valore è passato dai -214.333 individui del 2019 a -335.425, ed è ovviamente il peggiore saldo mai registrato nel periodo. Nel 2021 e 2022 il saldo naturale è migliorato, ma di poco, perché, come detto, il numero di morti si è mantenuto elevato e le nascite hanno continuato a calare. Nel 2023 si registra un miglioramento più deciso con un saldo di -281.261 (dal -321.744 del 2022), che rimane comunque in netto peggioramento rispetto al 2019.

L’ultima variabile che influenza l’andamento della popolazione è il saldo migratorio. Nello specifico possiamo distinguere due saldi: quello relativo agli stranieri e quello per i soli italiani. In entrambi i casi si tratta della differenza tra le persone che arrivano o tornano e quelli che vanno via.

Si può notare come fino all’inizio degli anni ‘70 l’Italia sia stata decisamente una terra di emigrazione per gli italiani. Il saldo è poi rimasto più o meno neutro per un lungo periodo. Con le crisi economiche del 2009 e successive il saldo è tornato in zona negativa, anche se non ai livelli visti in passato. Dal 2017 si è assistito ad una certa inversione di tendenza e i valori sono quasi tornati vicini allo zero nel 2021, ma nel 2023 si nota un nuovo peggioramento con un saldo di -52,331 persone (dal -25.020 del 2022).

Il saldo migratorio degli stranieri ha un andamento abbastanza anomalo e poco credibile fino al 1991, probabilmente perché tali dati non venivano rilevati e organizzati in modo particolarmente preciso.

A partire dal 1992 i dati hanno un andamento più coerente essendo stati anche sottoposti ad un processo di ricostruzione. Si può notare così come l’immigrazione straniera sia andata crescendo a partire dai primi anni ‘90 rimanendo comunque su livelli abbastanza contenuti. Solo a partire dal 2002 l’immigrazione ha raggiunto valori davvero notevoli, con picchi superiori alle 400 mila persone l’anno. Successivamente la tendenza è stata a calare perché con la crisi economica sono stati rilasciati sempre meno visti per lavoro e perché gli immigrati stessi preferiscono spostarsi verso altri paesi.

Dal 2016 si assiste ad una certa ripresa del saldo che è in particolar modo cresciuto nel 2022 e 2023, ritornando sopra la soglia delle 300 mila persone, che non si vedeva da una quindicina di anni. Ricordiamo che qui si parla di immigrazione straniera regolare, ovvero di persone dotate di permesso di soggiorno, il cui numero viene in larga parte stabilito da precise decisioni governative (come il cosiddetto “Decreto flussi”). Da notare quindi che la presenza negli ultimi due anni al governo di una coalizione di estrema destra, che da sempre fa propaganda xenofoba (se non proprio razzista) contro l’immigrazione, non ha avuto effetti in riduzione su questo saldo, anzi lo ha nettamente incrementato.

Nel 2023 il saldo migratorio degli stranieri è di +326.140 persone (dalle +285.816 del 2022).

L’andamento della popolazione rispecchia ovviamente tutte le dinamiche descritte in precedenza. Quindi abbiamo un notevole incremento fino alla fine degli anni ‘70 grazie ad un saldo naturale molto sostenuto; una fase più o meno stazionaria negli anni ‘80 e ‘90; una fase di crescita nel primo decennio degli anni 2000 grazie solo all’immigrazione straniera.
Negli ultimi anni il saldo naturale è talmente negativo che fa fatica ad essere compensato dal saldo migratorio, che a sua volta, come detto, ha una componente molto positiva solo per gli stranieri. Il risultato è che per la prima volta, al di fuori di periodi di guerra, la popolazione in Italia sta calando.

Ad ogni modo, negli ultimi due anni la particolare crescita del saldo migratorio degli stranieri è riuscita a compensare quasi completamente il peggioramento del saldo naturale, tanto che la riduzione della popolazione registrata è trascurabile.

Per la precisione, nel 2023 i residenti in Italia sono calati di solo 7.452 unità, rispetto al calo di 32.932 del 2022 (e al calo di ben 405.275 registrato nel 2020). Sul saldo 2023 non risulta nessun dato relativo a rettifiche statistiche ed anagrafiche (al contrario degli anni precedenti).

La popolazione a fine 2023 è di 58.989.749 abitanti.

Personalmente non ritengo il calo della popolazione un fattore negativo (se avviene naturalmente e non a causa di eventi nefasti, ovviamente), visto che l’Italia è un paese ad alta densità abitativa e stare un po’ più larghi non sarebbe male. Si tratta comunque di un fenomeno che va monitorato e controllato perché gli eccessi potrebbero creare problemi ai conti pubblici.

Da notare che finalmente i dati dal 2002 al 2019 hanno subito nel 2020 un processo di ricostruzione che ha eliminato le rettifiche statistiche, anche notevoli, che risultavano a partire dal 2012. Tali rettifiche sono in pratica valori che incidono sulla variazione della popolazione ma che non risultano associati a nessuna delle variabili dette in precedenza (in genere sono anomalie derivanti dal fatto che gli archivi anagrafici non vengono aggiornati tutti nello stesso momento). Le procedure prevedono che l’ISTAT esegua la ridefinizione basandosi sui dati reali raccolti nei censimenti decennali.

In realtà l’ISTAT ha modificato le procedure a partire dall’ottobre 2018 introducendo il censimento permanente, sistema che dovrebbe appunto evitare la confusione dell’accumularsi di rettifiche così importanti. Nel 2023 in effetti tali rettifiche non ci sono ma nuove rettifiche risultano, come si vede, nei dati dal 2019 al 2022.

Per finire vediamo un grafico a barre che evidenzia la composizione delle variazioni annuali della popolazione:

Nascite, morti, saldo migratorio e variazione della popolazione in Italia (1951-2023)

 


Fonti

I dati fino al 2001 sono tratti dal sito serie storiche ISTAT sezione “Popolazione e società; Popolazione” scaricando il file “Dati” sulla destra. Sono state considerate le tavole 2.3 e 2.9. I dati del saldo migratorio straniero sono stati ottenuti sottraendo al saldo migratorio totale il saldo migratorio italiano (tavola 2.9).

I dati dal 2002 al 2018 sono tratti dal sito Dati ISTAT sezione “Popolazione e famiglie; Popolazione intercensuaria; Popolazione residente ricostruita – Anni 2002-2019; Bilancio demografico”. I dati del saldo migratorio italiano sono tratti da “Popolazione e famiglie; Migrazioni; Migrazioni (Trasferimenti di residenza)”, calcolando la differenza tra il dato relativo all’Italia della voce “Immigrati – cittadinanza” e “Emigrati – cittadinanza”. Il saldo migratorio straniero è stato ottenuto sottraendo al saldo migratorio totale il saldo migratorio italiano.

I dati dal 2019 al 2023 sono tratti sempre dal sito Dati ISTAT sezione “Popolazione e famiglie; Popolazione; Popolazione residente – bilancio; Dati annuali”. Il valore attribuito alle rettifiche statistiche deriva dalla somma della voce “Saldo anagrafico per altri motivi” , “Saldo censuario totale” e “Aggiustamento statistico”. Essendo spesso il dato delle migrazioni detto in precedenza aggiornato in ritardo, per calcolare il saldo migratorio degli italiani si è partiti dal dato del saldo migratorio straniero tratto da “Popolazione e famiglie; Stranieri e immigrati; Stranieri residenti – bilancio”, considerando la voce “Saldo migratorio anagrafico estero degli stranieri”. Dalla differenza con il saldo migratorio totale è stato quindi calcolato il saldo migratorio italiano.

 

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