Il fotovoltaico fino a pochi anni fa veniva considerato un sistema molto costoso per produrre energia elettrica, ma la situazione è cambiata velocemente.
(aggiornato con i dati 2022)
Il fotovoltaico come tecnologia di produzione di energia elettrica è noto in Italia al grande pubblico solo da circa una decina di anni, quando a partire dal sistema di incentivazione del secondo Conto energia (varato nel 2007) si riscontrò un crescente interesse.
In particolare le installazioni di nuovi impianti ebbero un periodo di vera e propria euforia nel periodo 2010-2012 (nel 2011 furono installati ben 9,3 GW di potenza), come si può in parte notare dall’andamento della produzione fotovoltaica.
Tutta l’euforia avuta nel periodo anzidetto si spiega con un semplice motivo: il prezzo dei pannelli fotovoltaici si è ridotto molto velocemente e ad un passo maggiore di quanto si riducessero gli incentivi, rendendo l’installazione degli impianti più conveniente.
Da luglio 2013 gli incentivi diretti al fotovoltaico sono cessati completamente e sono rimasti solo degli sgravi fiscali per piccoli e medi impianti in autoconsumo. Dal 2014 le installazioni sono calate drasticamente, continuando comunque a far segnare valori di circa 300-400 MW all’anno, incrementati poi a circa 700-1.000 MW a partire dal 2019 proprio in funzione della maggiore competitività raggiunta dalla tecnologia. Si tratta comunque di valori ancora esigui se paragonati a ciò che viene installato all’estero e agli obiettivi previsti per il 2030. Ciò che limita le installazioni in Italia ormai non sono più i costi ma i vincoli burocratici che rallentano e impediscono l’ottenimento delle necessarie autorizzazioni, soprattutto per gli impianti di maggiore dimensione. Nel 2022 si intravvede un cambiamento di tendenza, con le installazioni che sono cresciute fino a circa 2.500 MW. Un valore non ancora adeguato ma comunque promettente.
Vediamo quindi il grafico con i prezzi medi all’ingrosso (al netto di IVA) dei pannelli fotovoltaici sul mercato europeo a pronti e il grafico con la variazione percentuale tendenziale (ovvero un mese rispetto allo stesso mese dell’anno precedente). Si tratta del prezzo dei pannelli standard (attualmente di silicio mono o poli cristallino con efficienza fino al 21%), che rappresentano la maggioranza del mercato. Viene rappresentato sia il valore nominale che quello reale, ovvero depurato dall’effetto dell’inflazione utilizzando un indice deflatore (vedi fonti):
Come si vede durante il 2009 e primi mesi del 2010 i prezzi sono letteralmente crollati, anche se qui i dati partono solo da maggio 2009 e quindi il fenomeno è visibile solo parzialmente. Nei successivi mesi del 2010 si è avuto poi un temporaneo blocco della discesa (ed addirittura un leggero incremento). Dal 2011 è iniziato però un nuovo crollo dei prezzi fino all’inizio del 2013. Si nota poi una fase tranquilla con una riduzione più modesta fino all’inizio del 2016, quando i prezzi sono tornati a calare in maniera più evidente, anche se la variazione percentuale tendenziale non ha raggiunto i livelli visti a inizio 2012.
Da fine 2018 si assiste a variazioni tendenziali meno significative ma che comunque si sono mantenute sempre in area negativa, almeno fino alla crisi di approvvigionamento di materie prime e componenti partita durante il primo semestre 2021 in conseguenza del rimbalzo della domanda dopo la crisi covid e agli strascichi della crisi sulle filiere di produzione e distribuzione. Come si vede i prezzi in termini di variazioni tendenziali sono tornati decisamente a crescere, cosa che non si era mai osservata nel periodo considerato. Ovviamente in termini assoluti l’incidenza di tali aumenti rimane comunque ben poca cosa se paragonata alle riduzioni viste negli anni precedenti.
Dopo aver raggiunto un picco a luglio 2022 i prezzi hanno mostrato una nuova tendenza a scendere tanto che, come si può vedere, il prezzo in termini reali è tornato agli stessi livelli di un anno fa.
Come mai si sono avute riduzioni di prezzo così esagerate nel tempo?
Il fatto è che i pannelli fotovoltaici all’inizio erano davvero una tecnologia di nicchia con dei volumi di vendita (e quindi di produzione) assai modesti. Quando il fotovoltaico ha iniziato a prendere piede (grazie ad incentivi) la filiera produttiva ha fatto fatica a star dietro alla domanda e questo ha mantenuto i prezzi stabili o addirittura in crescita. E’ quello che è capitato ad esempio nel 2008 e che ha causato poi nel 2009 un vero crollo dei prezzi nel momento in cui la capacità produttiva è stata aggiornata alla domanda. Una cosa simile, più in piccolo, è capitata nuovamente durante il picco di domanda in Europa del 2010, i cui effetti si possono vedere nel grafico.
Al di fuori di queste oscillazioni tra domanda e offerta la riduzione del prezzo nel tempo deriva dall’espansione del mercato e relativa capacità di sfruttare economie di scala e miglioramento dell’efficienza dei processi produttivi e dei prodotti stessi.
E’ un po’ quello che succede per molti altri prodotti nel momento in cui diventano beni di largo consumo. Il pannello fotovoltaico ha anche il vantaggio di essere un prodotto fortemente standardizzato; la medesima cella fotovoltaica può essere utilizzata per produrre pannelli destinati ad una grande centrale di produzione, ad un micro impianto domestico o ad alimentare le luci di un cartello stradale. Tale versatilità di utilizzo semplifica le cose dal lato produzione incrementando inevitabilmente le economie di scala.
Nel complesso possiamo notare, quindi, che da maggio 2009 a dicembre 2022 il prezzo dei pannelli fotovoltaici si è ridotto di oltre 10 volte in termini reali, ovvero una riduzione del 90,4%.
Ovviamente il pannello fotovoltaico è solo una delle voci che compongono i costi di un impianto di produzione (seppur la più rilevante). C’è da considerare il costo di inverter, quadri elettrici, cavi, trasformatori (nel caso di grandi impianti), strutture di sostegno ed eventuali sistemi ad inseguimento, senza contare ovviamente il costo del lavoro umano.
Un’indicazione su quelli che sono i costi complessivi d’impianto in Italia e altri paesi può essere vista in questi brevi rapporti del Photovoltaic Power Systems Programme gestito dall’IEA alla voce “System prices”. Per l’Italia è indicato un costo di 600-840 euro/kWp per impianti di grande scala superiori ai 20 MW (il divario tra i valori comprende probabilmente anche la differenza tra impianto fisso e con inseguimento ad un asse). Peraltro si può notare come proprio grazie alla riduzione dei costi, l’incidenza dei pannelli sul costo complessivo d’impianto al netto dell’IVA è per i grandi impianti ormai solo di circa il 34% (in passato era ben più elevata).
Grazie alla riduzione dei costi d’impianto oggi la tecnologia fotovoltaica è diventata la fonte di produzione di energia più economica in Italia e in gran parte del mondo. Vedere, ad esempio, le stime dei costi di generazione dell’EIA (ente governativo statunitense) alla tabella 1b e le stime di Lazard. I grandi impianti hanno ormai raggiunto la cosiddetta “market parity”, ovvero la possibilità di produrre energia a prezzi competitivi con quelli del mercato elettrico all’ingrosso. E’ un aspetto di grande rilevanza perché sta portando ad una nuova significativa crescita delle installazioni del fotovoltaico in Italia (e non solo), questa volta senza più dipendere da elevati incentivi.
Fonti
I dati sono tratti dal sito web PvXchange, un’agenzia di intermediazione che si occupa di prodotti per impianti fotovoltaici. Si tratta dei prezzi medi rilevati mensilmente sul mercato all’ingrosso a pronti compresi eventuali dazi ed esclusa l’IVA.
Lo storico dei dati è stato recuperato sul sito Solarserver.
Da notare che fino a luglio 2017 i dati venivano distinti per paese di produzione avendo come riferimento i pannelli in silicio cristallino. Successivamente sono stati distinti per tipologia di pannello a prescindere dalla provenienza. Per rendere il più possibile coerenti i dati, nella prima classificazione si sono scelti quelli relativi alla media tra prodotti tedeschi e cinesi, nella seconda si sono scelti quelli della tipologia standard.
Da maggio 2022 la classificazione ha subito un’altra piccola modifica con l’eliminazione delle categorie “All black” e “Bifacial” che sono state fatte rientrare nelle categorie “High efficiency” e “Mainstream” a seconda del livello di efficienza del pannello. L’impatto sulla categoria “Mainstream” qui considerata è stato comunque minimo, con un effetto sul prezzo di aprile (ricalcolato dal sito PvXchange con la nuova classificazione) di un centesimo al Wp in più. Non è stato eseguito quindi nessun ricalcolo dei valori passati.
I valori reali sono stati ottenuti utilizzando l’indice mensile dei prezzi al consumo calcolato dall’Eurostat (Harmonised Indices of Consumer Prices, HICP). E’ stato preso in considerazione l’indice medio relativo all’intera Unione Europea (UE27). L’anno di riferimento è stato spostato dal 2015 al 2022.