Prodotto interno lordo e debito pubblico lordo in Italia (1960-2022)

Di debito pubblico e di PIL se ne sente parlare tutti i giorni in termini attuali, più difficile è invece trovare informazioni chiare e attendibili su come questi due valori siano variati su tempi più lunghi. Proviamo a colmare questa lacuna.


(aggiornato con i dati 2022)

Intanto diamo una veloce definizione delle due variabili in questione:

  • Il prodotto interno lordo (PIL) è una misura standard della produzione di un paese espressa come valore monetario totale dei beni e servizi prodotti dai residenti in un certo periodo di tempo. In sostanza si tratta di moltiplicare quantità di beni e servizi per il loro prezzo. Non c’è differenza tra settore pubblico e privato.
  • Lo Stato può accrescere la spesa pubblica senza aumentare le imposte prendendo a prestito denaro tramite l’emissione di titoli pubblici. La somma dei debiti contratti dallo Stato anno dopo anno rappresenta il debito pubblico.

Normalmente si sente parlare di questi due valori monetari con riferimento a periodi brevi e attuali. In questi casi si usano i valori nominali, ovvero i valori effettivi così come vengono registrati anno dopo anno. Con questi valori si calcolano in genere anche tutti i vari indici collegati (il rapporto debito/PIL e deficit/PIL). Ecco il grafico con i valori nominali:

Prodotto interno lordo e Debito pubblico lordo nominali in Italia 1960-2022Si può notare che le due linee sono molto ripide, con una grande differenza di valori tra i due estremi della serie, cosa che peraltro riduce la scala di rappresentazione peggiorando la visibilità. Tale aspetto è normale perché i valori nominali non tengono conto che il valore del denaro nel tempo viene svalutato dall’inflazione. E` ovvio che 1 euro di oggi non ha lo stesso valore di 1 euro di 20 o 50 anni fa. Ciò significa che i valori nominali non sono adatti a rappresentare i dati su scale di tempo lunghe perché il risultato non è realistico.

Per avere una rappresentazione più corretta è necessario “depurare” l’effetto dell’inflazione. Questo viene fatto calcolando i cosiddetti valori reali. Per il PIL si trovano facilmente serie di valori già in questo formato (si parla di PIL a prezzi costanti). Trovare una serie di debito pubblico in valori reali è invece più difficile, ma è possibile calcolarne una avendo a disposizione la serie degli indici di prezzi al consumo (che rappresentano la variazione dell’inflazione nel tempo). Di tali indici ce ne sono diversi ma la cosa migliore in questo caso è fare riferimento al deflatore usato per il PIL (vedi fonti in fondo alla pagina). In questo modo anche se cambiano i valori, i rapporti tra PIL e debito rimangono gli stessi dei valori nominali.

Ecco il grafico con i valori reali:

Prodotto interno lordo e Debito pubblico lordo reali in Italia 1960-2022Con i valori reali si può notare come la linea del PIL abbia avuto una pendenza abbastanza costante per molto tempo. L’incremento medio annuale è rimasto intorno ai 37 miliardi di euro fino alla fine degli anni ‘70, per scendere verso i 26 miliardi dagli ‘80 fino a prima della crisi del 2008-9. Quindi in termini assoluti l’incremento medio del PIL non è variato eccessivamente nel tempo, in termini relativi (percentuali) ovviamente i valori passati risultano ben più elevati.

Nel 2022 il valore del PIL si attesta sui 1.909,1 miliardi rispetto ai 1.841,5 miliardi reali del 2021, con una crescita di 67,7 miliardi, pari al 3,7%.

Sia in termini assoluti che percentuali il calo del PIL del 2020, causato dalla crisi covid-19, è il maggiore mai registrato nel periodo considerato. In compenso anche le due successive crescite del 2021 e 2022 sono le maggiori mai registrate nel periodo in termini assoluti, ma non in termini relativi (in passato abbiamo avuto crescite percentuali maggiori).

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Nota a margine: come detto le variazioni del PIL a cui si fa normalmente riferimento sono quelle espresse in valori reali, ovvero depurati dall’effetto dell’inflazione. Approssimando si può dire che la variazione del PIL reale è data dalla variazione del PIL nominale (ovvero quella concretamente registrata) meno il tasso di inflazione. Lo scopo di questi calcoli è evidente: se c’è un aumento generalizzato dei prezzi anche il PIL (che è calcolato sui consumi di beni) cresce di pari passo, ma non è un aumento reale perché la quantità di beni venduti in realtà magari rimane la stessa. Il PIL reale indica quindi un valore più oggettivo.

Il tasso di inflazione utilizzato per calcolare il PIL reale (deflatore del PIL) è però diverso dalla normale inflazione sui consumi (indice NIC). I due tassi, seppur diversi da un punto di vista contabile, non sono comunque mai molto distanti tra loro.

Nel 2022 il tasso deflatore del PIL risulta del 3,0% mentre secondo gli ultimi dati disponibili la normale inflazione annuale sui consumi è dell’8,1%. C’è una differenza di ben 5,1 punti percentuali. In tutta la storia della contabilità del PIL dal 1960 non c’è mai stato uno scostamento negativo così ampio (al massimo si era arrivati a 2,3 punti ma la media è ben più bassa).

In generale questa situazione capita in quanto la normale inflazione è calcolata su tutta la spesa mentre nel calcolo del PIL si considera la spesa prodotta e consumata internamente, al netto delle importazioni, più le esportazioni. La crisi inflazionistica ha colpito molto proprio i beni di importazione (energetici e non solo), facendo schizzare in alto la normale inflazione, mentre ha colpito decisamente meno i beni prodotti e consumati internamente e le esportazioni, portando quindi ad un deflatore del PIL ben più basso. Infatti secondo la nota metodologica riportata dall’ISTAT stessa (nella parte destra) a pagina 3, il deflatore sulle importazioni sarebbe di ben il +21,5%, rispetto ad un +10,9% sulle esportazioni, un +5,2% per la spesa delle pubbliche amministrazioni e un +7,4% per i consumi privati (ma questi ultimi due dati comprendono le importazioni). Diciamo quindi che nel 2022 l’inflazione si è trasferita al mercato interno in modo parziale, ma è possibile che ci siano degli effetti tardivi in tal senso.

Bisogna dire che durante la grande crisi inflazionistica degli anni ‘70 (causata anch’essa dai prodotti energetici) questo tipo di scostamenti tra i due indici dei prezzi non si sono riscontrati, anzi, erano prevalentemente di segno opposto. Sarebbe interessante quindi avere dall’ISTAT qualche informazione in più…

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Tornando al grafico, come si vede il PIL in due anni ha sostanzialmente recuperato quanto aveva perso con la crisi covid del 2020 ponendosi poco sopra i valori del 2019. Il PIL continua comunque a rimanere inferiore al dato del 2007 che da diversi anni ormai rappresenta “il picco” raggiunto dall’economia italiana e, viste le attuali scarse prospettive di crescita, rimarrà tale ancora per qualche anno.

Per quanto riguarda il debito pubblico, nel 2022 ha raggiunto i 2.762,5 miliardi rispetto ai 2.758,7 miliardi reali del 2021, con un incremento di 3,8 miliardi, pari allo 0,1%. In effetti quest’anno il debito è cresciuto poco in termini reali perché in termini nominali è cresciuto del 3,2% ma il tasso di crescita dei prezzi (il deflatore del PIL in questo caso) ha raggiunto il 3%. Un rallentamento è anche un effetto fisiologico in un contesto di crescita dei prezzi (vedi quanto scritto in seguito).

Come si vede, il rapporto debito-PIL, dopo il grande balzo in avanti senza precedenti avuto nel 2020, ha fatto segnare una discreta riduzione sia nel 2021, grazie al corposo rimbalzo del PIL reale, sia nel 2022, grazie ad un PIL reale ancora sostenuto al quale si è aggiunto il forte incremento del tasso di inflazione.

Va ricordato, infatti, che un tasso di inflazione in crescita aiuta la discesa del debito/PIL in quanto in termini nominali l’incremento del PIL si “gonfia” grazie alla crescita dei prezzi. L’incremento del debito invece è minore perché è composto da due componenti: la differenza tra entrate e spese al netto degli interessi sul debito (ovvero il saldo primario), e gli interessi sul debito. Di queste due solo il saldo primario è influenzato dall’incremento dei prezzi, la quota interessi ne è poco influenzata. Questo capita perché i tassi di interesse in generale crescono inseguendo l’inflazione ma lo fanno con un certo ritardo e, cosa ancora più importante, lo stock di debito è basato anche su vecchi titoli a media e lunga scadenza non indicizzati i cui tassi non variano per diversi anni fino alla scadenza.

Il risultato è che con un tasso di crescita dei prezzi che aumenta nel tempo, nel rapporto tra debito e PIL il numeratore tenderà a crescere in proporzione meno del denominatore, portando quindi ad una riduzione del valore. Il problema è che esiste anche l’altra faccia della medaglia: quando la tendenza si inverte e il tasso di crescita dei prezzi torna a calare nel tempo, c’è la concreta possibilità che il tasso di interesse medio sul debito risulti superiore, portando quindi ad un peggioramento nella variazione del debito/PIL.

Nel 2022 il debito/PIL è passato dal 149,8% del 2021 al 144,7% (-5,1 punti percentuali) ma nonostante le due ultime riduzioni il valore rimane ancora ben superiore al dato pre-covid del 2019.

Se si analizza l’andamento in termini assoluti, si può notare come durante gli anni ‘60 il debito cresca meno del PIL. A partire dagli anni ‘70 le due linee tendono ad un andamento parallelo fino all’inizio degli anni ‘80, quando il debito ha iniziato a crescere in modo molto accentuato e ben superiore all’andamento del PIL fino ai primi anni ‘90.

Con la fine della cosiddetta prima repubblica c’è stato un cambio di passo; il debito pubblico ha smesso di crescere ed ha avuto anche qualche timido regresso, mentre il PIL ha continuato ad aumentare, tanto che le due linee sono tornate quasi a toccarsi.

Con la crisi globale del 2008-9 (crisi dei titoli tossici), quella successiva del 2012-13 (crisi del debito sovrano) e l’ultima del 2020 a causa del covid-19, il debito pubblico ha ripreso a crescere ad un ritmo sostenuto anche se mediamente inferiore rispetto a quello visto durante gli anni ‘80.

Per avere un’immagine più chiara e particolareggiata di quanto descritto finora si possono rappresentare in grafico le variazioni annuali delle due serie di valori, sia in termini assoluti che percentuali:

Variazione annuale del debito pubblico lordo reale in Italia 1961-2022Variazione annuale del prodotto interno lordo reale in Italia 1961-2022Variazione annuale del debito pubblico lordo reale in Italia - percentuali (1961-2022)Variazione annuale del prodotto interno lordo reale in Italia - percentuali (1961-2022)Da notare come in termini percentuali il debito pubblico sia iniziato a crescere in modo notevole già dalla seconda metà degli anni ‘60, mantenendosi poi su livelli elevati fino alla prima metà degli anni ‘90.

Un ulteriore punto di vista su queste due variabili può essere dato rappresentando l’andamento della variazione annuale del debito reale in rapporto al PIL reale:

Variazione annuale del debito pubblico lordo reale in rapporto al PIL in Italia (1961-2022)In questo modo si capisce in quali periodi l’incremento del debito abbia inciso di più rispetto al PIL in termini reali. Si nota anche qui come l’incidenza del debito sia aumentata già a partire dalla seconda metà degli anni ‘60, ma durante gli ‘80 e primi ‘90 sono stati raggiunti picchi più elevati. Successivamente i valori come media si sono sempre mantenuti su livelli più bassi. L’incremento del debito sul PIL nel 2020 a causa della crisi covid, come si vede, è paragonabile a quello dei picchi di metà anni ‘80, ma come media il valore probabilmente non risulterà molto diverso da quello della crisi del 2008-9.

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Per avere una visione più dettagliata del come e perché si è formato l’enorme debito durante gli anni ‘80 e primi ‘90 si consiglia di leggere l’articolo relativo ai grafici dei conti pubblici e quello sul tasso di inflazione, interesse e cambio.

Sull’andamento dell’indice debito/PIL è disponibile anche un grafico per avere un confronto con altri paesi.

Chi vuole approfondire l’argomento PIL può vedere anche i grafici relativi alla composizione secondo il metodo dei beni finali, secondo il metodo del reddito e per settore economico.

Chi vuole approfondire le relazioni matematiche tra PIL, debito e debito/PIL, può leggere l’articolo sul “Capire e calcolare la variazione del rapporto debito-PIL”.

 


Fonti

I dati sul prodotto interno lordo nominale precedenti al 1995 sono tratti dal sito della Commissione Europea AMECO sezione “Domestic product; Gross domestic product; At current price (UVGD)”.
Dal 1995 in poi i dati nominali sono tratti dal sito Dati ISTAT sezione “Conti nazionali; Conti e aggregati economici nazionali annuali; Principali aggregati del Prodotto interno lordo” selezionando “Prezzi correnti”.

I dati sul prodotto interno lordo reale sono calcolati a partire da quelli nominali utilizzando un indice deflatore. Per i dati precedenti al 1995 tale indice è tratto dal sito AMECO sezione “Domestic product; Gross domestic product; Price deflator (PVGD)”. Dal 1995 in poi l’indice è stato determinato in modo implicito suddividendo i valori nominali del PIL per quelli reali in base alle serie ISTAT. L’anno di riferimento dell’indice deflatore è stato spostato dal 2015 al 2022.

I dati nominali sul debito pubblico lordo sono tratti dal sito della Banca d’Italia sezione “Statistiche; Finanza pubblica; Debito; Dati” (o Report).

I dati sul debito reali sono calcolati usando lo stesso indice deflatore del PIL detto in precedenza.

Da notare che i dati economici e di finanza degli istituti di statistica sono soggetti a possibili piccole revisioni a distanza di mesi, ma a volte anche di 2-3 anni. In alcuni casi vengono modificati i metodi di calcolo, magari per aggiornarsi a nuove normative, e questo può portare a modifiche anche dei dati più lontani nel tempo.

 

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