Per un motivo o per un altro tutti si lamentano della spesa pubblica ma pochi conoscono in quali settori vanno a finire i soldi. Vediamo di fare un po’ di chiarezza.
(aggiornato con i dati 2021)
I dati di origine sono nominali ma nel primo grafico sono rappresentati i valori reali, quindi depurati dall’effetto dell’inflazione. Essendo applicato un unico indice deflatore a tutte le serie, per i dati relativi (percentuali) non c’è differenza tra nominale e reale.
Come si può vedere il settore della Protezione sociale è l’unico che è ha avuto incrementi quasi continui negli ultimi venti anni finendo per monopolizzare la spesa pubblica con un valore di 416,6 miliardi e una quota del 44,2% nel 2021. In rapporto al PIL il settore ha avuto un andamento quasi piatto per diversi anni (ovvero è variato seguendo proporzionalmente le variazioni del PIL), mentre ha avuto incrementi marcati in corrispondenza degli anni di crisi economica (il PIL è calato ma i valori assoluti sono continuati a crescere).
Come si vede, con la crisi covid del 2020 il settore della protezione sociale è quello cresciuto maggiormente in termini assoluti tra le varie voci di spesa e anche nel 2021, nonostante un leggero declino, i valori si mantengono elevati. Vedremo dopo il dettaglio di questo settore per capire cosa ha trainato tale crescita.
Il settore dei Servizi generali era più rilevante in passato ma ha subito un brusco calo nella seconda metà degli anni ‘90 per poi proseguire con una tendenza al ribasso meno accentuata anche negli anni successivi.
Nel 2021 la spesa per i servizi generali è ammontata a 144,4 miliardi, per una quota del 14,6%.
Anche questo settore ha avuto un discreto incremento con la crisi covid del 2020 e vedremo dopo il dettaglio delle voci.
Quello della Sanità è l’unico altro settore che tra i due estremi del periodo considerato mostra un incremento dei valori, anche se nel biennio 2011-12 c’è stata una riduzione seguita poi da una fase più o meno stazionaria.
Ovviamente con la crisi covid del 2020 e gli strascichi del 2021 questo settore ha visto crescere la spesa come non si vedeva da diversi anni, anche se la variazione non è eccessiva. Gran parte della spesa pubblica per gestire quella crisi è evidentemente servita in altri settori, per compensare gli effetti negativi sull’economia e per organizzare la macchina pubblica.
Nel 2021 la spesa del settore sanità è di 135,5 miliardi, pari ad una quota del 13,7%.
I settori dell’Istruzione e degli Affari economici hanno avuto nel tempo dei valori simili, almeno come tendenza. Entrambi mostrano una leggera decrescita da circa una decina di anni in termini assoluti, mentre in termini relativi rispetto al PIL, una leggera tendenza a decrescere è presente in tutto il periodo.
Il settore degli affari economici è quello che ha avuto la crescita relativa maggiore nel 2020-21, come detto in precedenza, proprio per compensare gli effetti negativi della crisi covid. Il valore nel 2021 è di 116,8 miliardi, con una quota del 11,8%.
Il settore istruzione ha una spesa nel 2021 di 73,3 miliardi, pari ad una quota del 7,4%.
Tutti gli altri settori hanno valori meno importanti e variazioni poco significative. Nel dettaglio:
Ordine pubblico e sicurezza: 33,7 miliardi, pari al 3,4%;
Difesa: 24,8 miliardi, pari al 2,5%;
Protezione dell’ambiente: 17,0 miliardi, pari all’1,7%
Attività ricreative, culturali, culto: 14,8 miliardi, pari all’1,5%;
Abitazioni e assetto del territorio: 9,4 miliardi, pari allo 0,9%.
Per mettere in evidenza l’andamento delle varie voci possiamo vedere un grafico con le variazioni annuali in termini reali:
Risultano evidenti gli incrementi nel tempo della voce Protezione sociale e i decrementi della voce Servizi generali. Particolarmente instabile la voce Affari economici.
Degno di nota l’incremento della spesa complessiva nel 2020 e 2021 (sono i due incrementi maggiori nel periodo considerato). In questi due anni il settore che complessivamente è cresciuto di più è quello degli Affari economici, seguito da Protezione sociale e Sanità.
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Vista la sua rilevanza, vediamo ora il dettaglio del settore della Protezione sociale:
Come si vede il settore è dominato dalla voce Anzianità (sostanzialmente pensioni), con una tendenza a crescere nei valori assoluti reali fino al 2010, seguita da una fase stazionaria, anche se negli ultimi quattro anni si nota una nuova fase crescente. Con valore di 255,4 miliardi e un peso del 25,9% sulla spesa totale questa voce da sola sarebbe al primo posto nei grafici dei settori visti in precedenza.
Tra le altre voci risulta particolarmente evidente la crescita della voce Disoccupazione tra il 2008 e il 2013, con una vera e propria impennata nel 2020. Gran parte dell’incremento della Protezione sociale derivata dalla crisi covid, quindi, è da attribuire proprio a questa voce.
Anche la voce Emarginazione sociale ha avuto in passato un certo aumento dal 2014 al 2018 ed ha ripreso a crescere in modo marcato negli ultimi due anni.
Vediamo ora il dettaglio della voce Servizi generali:
Si nota subito che le variazioni dei valori di questo settore dipendono più che altro dalla voce Transazioni sul debito pubblico. Si tratta in pratica degli interessi pagati sul debito più altre spese minori per la sua gestione.
E` evidente una tendenza a decrescere nel tempo (prima del 2001 i valori erano ancora più elevati), come pure è evidente che le due crisi del 2008 e del 2012 hanno indebolito la solidità finanziaria dell’Italia facendo crescere i tassi e quindi il valore degli interessi pagati.
Nonostante ciò il livello degli interessi è rimasto inferiore al passato, ad indicare che i toni apocalittici con i quali, soprattutto durante la seconda crisi, qualcuno parlava di “default” dell’Italia, erano decisamente esagerati.
Nel 2021 si nota una netta crescita di questa voce, sia per effetto di un crescita del tasso reale sul debito, sia per l’incremento del debito stesso. Il valore ammonta a 67,1 miliardi con una quota sulla spesa totale del 6,8%.
Nel primo grafico con i vari settori questa voce da sola risulterebbe oggi al quinto posto. Da notare quindi come le spese per gestire il debito ammontano ad una cifra non molto distante da quella impiegata per tutto il settore dell’istruzione. Anche se i dati qui sono mancanti, prima del 2001 la voce Transazioni sul debito pubblico era sicuramente ancora più importante.
Le altre voci presenti nel grafico riguardano più che altro le spese di gestione dei vari apparati statali di carattere generale o che non fanno riferimento a settori già visti in precedenza. Non mostrano particolari variazioni nel periodo considerato.
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Per avere un’idea dell’andamento della spesa pubblica nel suo insieme (oltre agli interessi pagati sul debito pubblico e alle entrate) si consiglia di far riferimento ai grafici sull’andamento dei conti pubblici.
Per osservare invece un confronto tra l’Italia e gli altri paesi europei potete fare riferimento al grafico della spesa pubblica totale e al grafico della spesa per settore d’impiego.
Fonti
I dati della spesa pubblica sono tratti dal sito dati ISTAT sezione “Conti nazionali; Conti e aggregati economici delle pubbliche amministrazioni; Uscite annuali per sottosettore; Voci di uscita per settore (COFOG 2 e 3 cifre)”.
I valori reali sono stati calcolati utilizzando l’indice deflatore tratto dal sito AMECO sezione “Domestic product; Gross domestic product; Price deflator (PVGD)”. Lo stesso indice può essere calcolato in modo implicito dividendo la serie del PIL nominale per quella reale utilizzando i dati più recenti rilasciati dall’ISTAT. L’anno di riferimento è stato spostato dal 2015 al 2021.