Spesa pubblica reale per settore d’impiego in Italia (1995-2022)

Per un motivo o per un altro tutti si lamentano della spesa pubblica ma pochi conoscono in quali settori vanno a finire i soldi. Vediamo di fare un po’ di chiarezza.


(aggiornato con i dati 2022)
Spesa pubblica reale per settore d'impiego in Italia 1995-2022Spesa pubblica reale per settore d'impiego in Italia - percentuali - 1995-2022Spesa pubblica reale per settore d'impiego in Italia - percentuali PIL - 1995-2022I dati di origine sulle voci di spesa sono nominali che, come detto più volte, non sono adatti a rappresentare una serie di valori su periodi lunghi, perché il risultato è falsato dal fatto che l’inflazione svaluta il valore della moneta nel tempo. Per ovviare a ciò, nel primo grafico sono quindi rappresentati i valori assoluti reali prendendo come riferimento il valore attuale della moneta (2022). Significa che l’ultimo dato, quello del 2022, è in valori nominali (che corrispondono ai reali), mentre tutti i valori precedenti vengono progressivamente rivalutati per compensare la svalutazione della moneta. Essendo applicato un unico indice deflatore a tutte le serie, per i dati rappresentati in quote percentuali non c’è differenza tra nominale e reale.

Il valore assoluto reale da quindi un indicazione sull’effettivo andamento della spesa a prescindere dalla svalutazione della moneta. Questo valore può però essere influenzato dall’andamento dell’economia. Infatti se il PIL cresce, con esso in genere crescono anche le entrate pubbliche, che a loro volta influenzano le spese. In pratica, se il PIL cresce di una certa percentuale, può considerarsi normale che la spesa pubblica in valori assoluti cresca della medesima percentuale, mantenendo inalterato il rapporto tra spesa e PIL. Per avere quindi una ulteriore indicazione sull’effettivo andamento della spesa, escludendo anche l’andamento dell’economia, bisogna far riferimento al dato espresso in rapporto al PIL.

Come si può vedere il settore della Protezione sociale è l’unico che è ha avuto incrementi quasi continui negli ultimi trenta anni finendo per monopolizzare la spesa pubblica con un valore di 427,1 miliardi e una quota sul totale della spesa del 39,1% nel 2022. In rapporto al PIL il settore ha avuto un andamento quasi piatto per diversi anni (ovvero è variato seguendo proporzionalmente le variazioni del PIL), mentre ha avuto incrementi marcati in corrispondenza degli anni di crisi economica (il PIL è calato ma i valori assoluti sono continuati a crescere).

Con la crisi covid del 2020 il settore della protezione sociale è cresciuto molto in termini assoluti e anche nel 2021 e 2022, nonostante un leggero declino, i valori si mantengono elevati. In rapporto all’economia i valori sono in calo, perché il PIL ha ripreso vigore, ma i dati rimangono più elevati di quelli pre-covid.

Vedremo dopo il dettaglio di questo settore per capire cosa ha trainato tale crescita.

Il settore dei Servizi generali era più rilevante in passato ma ha subito un brusco calo nella seconda metà degli anni ‘90 per poi proseguire con una tendenza al ribasso meno accentuata anche negli anni successivi. A partire dalla crisi covid questa voce di spesa è tornata a crescere.

Anche qui, vedremo dopo il dettaglio della composizione di questa voce e i motivi di tale crescita.

Nel 2022 la spesa per i servizi generali è ammontata a 166,7 miliardi, per una quota del 15,3%.

Quello della Sanità è un altro settore che tra i due estremi del periodo considerato mostra un incremento dei valori, anche se nel biennio 2011-12 c’è stata una riduzione seguita poi da una fase più o meno stazionaria.

Ovviamente con la crisi covid del 2020 e gli strascichi successivi questo settore ha visto crescere la spesa come non si vedeva da diversi anni, anche se la variazione non è eccessiva. Gran parte della spesa pubblica per gestire quella crisi è evidentemente servita in altri settori, per compensare gli effetti negativi sull’economia e per organizzare la macchina pubblica.

In rapporto al PIL l’andamento nel tempo è simile ai valori assoluti reali, anche se nel 2022 il dato è tornato praticamente allo stesso livello che aveva circa 10 anni fa. In sostanza, a parte il balzo temporaneo della crisi covid, la spesa di questo settore è quasi stabile dal 2011.

Nel 2022 la spesa del settore sanità è di 138,4 miliardi, pari ad una quota sul totale del 12,7%.

Il settore dell’Istruzione ha avuto in termini assoluti una certa crescita fino alla crisi del 2008. Successivamente c’è stato un periodo di calo della spesa che poi si è stabilizzata. Solo da un paio di anni si nota una leggera ricrescita ma i valori rimangono più bassi del passato. In rapporto al PIL si nota una leggera ma quasi costante decrescita.

Nel 2022 il settore dell’istruzione ha una spesa di 79,0 miliardi con una quota sul totale del 7,2%.

Il settore degli Affari economici sia come consistenza che come andamento ha una storia simile a quello del settore istruzione ma con la crisi covid e la conseguente necessità di sostenere l’economia si è assistito ad un deciso cambio di passo, con i valori che viaggiano su livelli di circa 40 miliardi più elevati rispetto al periodo precedente.

Il valore nel 2022 è di 120,5 miliardi, con una quota del 11,0%.

Tutti gli altri settori hanno valori meno importanti e variazioni poco significative con l’unica recente eccezione del settore Abitazioni e assetto del territorio, che è cresciuto di ben sei volte con oltre 50 miliardi/anno in più rispetto al periodo pre-covid. Questi dati, che sono stati inseriti quest’anno, sono chiaramente gli effetti dei diversi bonus edilizi concessi negli ultimi tempi.

Questo settore nel 2022 registra un valore di spesa di 64,6 miliardi con una quota sul totale del 5,9%.

I dati degli altri settori nel 2022 sono:

Ordine pubblico e sicurezza: 35,9 miliardi, pari al 3,4%;
Difesa: 24,9 miliardi, pari al 2,5%;
Protezione dell’ambiente: 18,9 miliardi, pari all’1,7%
Attività ricreative, culturali, culto: 15,6 miliardi, pari all’1,5%.

Per mettere in evidenza l’andamento delle varie voci possiamo vedere un grafico con le variazioni annuali in termini reali:

Variazioni della spesa pubblica reale per settore d'impiego in Italia 1996-2022Risultano evidenti gli incrementi nel tempo della voce Protezione sociale e i decrementi della voce Servizi generali. Particolarmente instabile la voce Affari economici. Si nota che l’incremento del 2022 sia monopolizzato dalla voce dei Servizi generali e di Abitazioni e assetto del territorio.

Da evidenziare anche come gli incrementi annuali della spesa complessiva nel 2020-2022 siano tutti e tre i massimi storici del periodo considerato (anche considerando gli anni precedenti), ad indicare quindi una crescita della spesa pubblica mai vista prima.

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Vista la sua rilevanza, vediamo ora il dettaglio del settore della Protezione sociale:

Spesa pubblica protezione sociale per settore d'impiego in Italia 2001-2022Spesa pubblica protezione sociale per settore d'impiego in Italia - percentuali - 2001-2022Spesa pubblica protezione sociale per settore d'impiego in Italia - percentuali PIL - 2001-2022Come si vede il settore è dominato dalla voce Anzianità (sostanzialmente pensioni), con una tendenza a crescere nei valori assoluti reali fino al 2010, seguita da una fase stazionaria, anche se negli ultimi quattro anni si nota una nuova fase crescente. Con valore di 266,4 miliardi e un peso del 24,4% sulla spesa totale questa voce da sola sarebbe al primo posto nei grafici dei settori visti in precedenza.

In termini di rapporto con il PIL, questa voce non mostra da una decina di anni eccessive variazioni.

Da notare come anche la seconda voce nel grafico, Superstiti, riferita alle pensioni di reversibilità, di fatto sia associabile alla voce precedente.

Tra le altre voci risulta particolarmente evidente la crescita della voce Disoccupazione tra il 2008 e il 2013, con una vera e propria impennata nel 2020. Gran parte dell’incremento della Protezione sociale di quell’anno, quindi, è da attribuire proprio a questa voce, che comunque poi è rientrata su valori visti in precedenza.

Anche la voce Emarginazione sociale ha avuto in passato un certo aumento dal 2014 al 2018 ed ha ripreso a crescere nel periodo covid.

Vediamo ora il dettaglio della voce Servizi generali che, come detto in precedenza, è cresciuta in modo significativo negli ultimi due anni:

Spesa pubblica per Servizi pubblici generali per settore d'impiego in Italia 2001-2022Spesa pubblica per Servizi pubblici generali per settore d'impiego in Italia - percentuali - 2001-2022Spesa pubblica per Servizi pubblici generali per settore d'impiego in Italia - percentuali PIL - 2001-2022Si nota subito che le variazioni dei valori di questo settore dipendono più che altro dalla voce Transazioni sul debito pubblico. Si tratta in pratica degli interessi pagati sul debito più altre spese minori per la sua gestione.

E` evidente una tendenza a decrescere nel tempo (prima del 2001 i valori erano ancora più elevati), come pure è evidente che le due crisi del 2008 e del 2012 hanno indebolito la solidità finanziaria dell’Italia facendo crescere i tassi e quindi il valore degli interessi pagati.
Nonostante ciò il livello degli interessi è rimasto inferiore al passato, ad indicare che i toni apocalittici con i quali, soprattutto durante la seconda crisi, qualcuno parlava di “default” dell’Italia, erano decisamente esagerati.

Nel 2022 in particolare si nota una netta crescita di questa voce a causa di una ripresa dei tassi di interesse nominali che cercano di inseguire il tasso di inflazione crescente. Tale incremento, comunque, non ha avuto effetti negativi in termini di crescita del rapporto debito-PIL perché la crescita percentuale del debito dovuta agli interessi (il tasso, appunto) è stata più o meno compensata dal tasso di inflazione (per la precisione dal tasso deflatore del PIL) che ha fatto crescere di una pari percentuale il PIL nominale. La situazione è destinata però a cambiare nel momento in cui il tasso di inflazione inizierà a calare (come ha già iniziato a fare nel 2023). I tassi di interesse ci metteranno più tempo a calare e quindi saranno compensati dall’inflazione solo in parte, portando ad un effetto negativo sul rapporto debito-PIL che può eventualmente essere gestito solo intervenendo su una riduzione della spesa a debito (saldo primario).

Nel 2022 il valore ammonta a 86,0 miliardi con una quota sulla spesa totale del 7,9%.

Nel primo grafico con i vari settori questa voce da sola risulterebbe oggi al quinto posto. Da notare quindi come le spese per gestire il debito ammontano ad una cifra non molto distante da quella impiegata per tutto il settore dell’istruzione. Anche se i dati qui sono mancanti, prima del 2001 la voce Transazioni sul debito pubblico era ancora più importante.

Le altre voci presenti nel grafico riguardano più che altro le spese di gestione dei vari apparati statali di carattere generale o che non fanno riferimento a settori già visti in precedenza. Non mostrano particolari variazioni nel periodo considerato.

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Per completezza di informazione pubblico anche il grafico con i dati di spesa dei vari settori già visti in precedenza nel primo grafico ma espressi in termini nominali e non reali:

Spesa pubblica nominale per settore italia

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Per avere un’idea dell’andamento della spesa pubblica nel suo insieme (oltre agli interessi pagati sul debito pubblico e alle entrate) si consiglia di far riferimento ai grafici sull’andamento dei conti pubblici.

Per osservare invece un confronto tra l’Italia e gli altri paesi europei potete fare riferimento al grafico della spesa pubblica totale e al grafico della spesa per settore d’impiego.

 


Fonti

I dati della spesa pubblica sono tratti dal sito dati ISTAT sezione “Conti nazionali; Conti e aggregati economici delle pubbliche amministrazioni; Uscite annuali per sottosettore; Voci di uscita per settore (COFOG 2 e 3 cifre)”.

I valori reali sono stati calcolati utilizzando l’indice deflatore tratto dal sito AMECO sezione “Domestic product; Gross domestic product; Price deflator (PVGD)”. Lo stesso indice può essere calcolato in modo implicito dividendo la serie del PIL nominale per quella reale utilizzando i dati più recenti rilasciati dall’ISTAT. L’anno di riferimento è stato spostato dal 2015 al 2022.

 

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