Prodotto interno lordo reale per ora lavorata e lavoratore in Italia e altri paesi (1970-2023)

Si sente spesso parlare della produttività come di un fattore importante per la competitività del paese. Vediamo un confronto tra l’Italia e altri paesi.


(aggiornato con i dati del 2023)

L’indice con il quale si vuole esprimere la produttività è in questo caso semplicemente il rapporto tra il PIL e il numero di lavoratori e di ore complessivamente lavorate nel paese.

Per prima cosa vediamo un panorama geograficamente ampio di questi due indici di produttività per il solo anno 2023. La serie è ordinata in base al valore per ora lavorata. Ecco il grafico:

PIL ora lavorata e lavoratore 2023Come si vede l’Italia in questa classifica si posizione tredicesima, dopo tutte le principali economie europee ad eccezione della Spagna. Il valore del PIL per ora lavorata è di 46,1 euro e per lavoratore di 79.913 euro.

Bisogna ricordare che il PIL, anche se espresso in questo modo, non va confuso con il reddito orario del lavoro o il reddito del lavoratore. Il PIL è un valore che comprende anche il reddito del capitale (profitto delle aziende) e comprende anche imposte e tasse. Un’indicazione più precisa sul reddito da lavoro può essere trovata nel grafico che tratta la determinazione del PIL in base al metodo del reddito, considerando sempre che si tratta di valori lordi che comprendono le imposte e i contributi sociali.

Si può notare come rispetto alla Germania (un paese normalmente considerato “produttivo”) la distanza dell’Italia in termini di produttività per lavoratore sia inferiore rispetto alla distanza in termini di ora lavorata. Nel dettaglio, la differenza è rispettivamente del -10,9% e del -31,1% . Una situazione simile è riscontrabile anche nei confronti delle altre principali economie dell’UE che sopravanzano l’Italia in classifica.

Se, nel confronto con altri paesi, il PIL per lavoratore in Italia è messo meglio rispetto al PIL per ora lavorata, significa evidentemente che nel nostro paese una persona occupata lavora in media più ore rispetto ai colleghi dei paesi citati in precedenza.

Ad esempio le ore lavorate per occupato nel 2023 in Italia sono state 1.734 contro le 1.342 della Germania o le 1.500 della Francia. E’ un risultato abbastanza sorprendente visto che in genere si è portati a pensare che gli italiani lavorino poco. Come visto nel grafico sulla disoccupazione, in effetti il numero di ore si è ridotto notevolmente negli ultimi decenni, ma in un confronto con altri paesi il valore rimane ancora decisamente elevato.

Tale contesto non è positivo perché significa che in Italia si cerca di compensare una scarsa produttività oraria (che è comunque il parametro di riferimento più rilevante) facendo lavorare le persone di più, senza riuscire comunque a raggiungere gli stessi valori di produttività per occupato delle altre grandi economie europee come Francia, Germania, Regno Unito e Paesi Bassi.

Va chiarito che anche se questo indice di produttività è calcolato in riferimento al lavoro umano, in realtà non è particolarmente correlato al fatto che i lavoratori siano più stacanovisti o più pigri, ma dipende piuttosto dal contesto produttivo.
Per fare un esempio: un contadino che zappa la terra a mano potrà anche lavorare fino a spezzarsi la schiena ma non sarà mai produttivo come un contadino che utilizza un grande e moderno trattore. Allo stesso tempo, anche se un contadino utilizza metodi moderni, i prodotti agricoli che tratta non sono particolarmente innovativi e può subire la concorrenza di molti altri paesi, riducendo i margini e quindi la produttività.

In definitiva la produttività dipende dal progresso tecnico nei processi produttivi e relativa organizzazione del lavoro e dalla capacità di innovare i propri prodotti. Ecco spiegato perché i paesi meno produttivi (e quindi più poveri) sono quelli che utilizzano sistemi di produzione poco moderni ed hanno prevalentemente un’economia basata sull’agricoltura (prodotti tradizionali a basso contenuto innovativo).

Va detto che i risultati di alcuni paesi possono essere particolarmente elevati non solo grazie alla presenza di un’economia moderna ed efficiente, ma anche grazie a caratteristiche peculiari come la presenza di materie prime o normative fiscali favorevoli che attirano le aziende estere (Irlanda e Lussemburgo ai primi due posti rientrano nel secondo caso).

Vediamo ora un grafico per osservare come è variata la produttività oraria nel tempo in Italia e in alcuni altri paesi:

Prodotto interno lordo reale per ora lavorata in Italia e altri paesi (1970-2023)Si può notare come la produttività di Germania, Francia e Regno Unito abbia avuto nel tempo un andamento e valore abbastanza simile (il dato del Regno Unito essendo in origine in sterline può risentire dell’andamento del cambio). Nel post crisi covid la produttività in Germania sembra andare meglio, anche se i risultati in termini di incremento del PIL sono modesti. In sostanza la migliore produttività non deriva tanto dalla crescita del PIL ma dal fatto che in proporzione il numero di ore lavorate è calato particolarmente.

L’Italia ha mantenuto la propria produttività allo stesso livello di quella francese fino alla fine degli anni ‘70. Già dai primi ‘80 è iniziato un rallentamento, peggiorato nella seconda metà degli anni ‘90 fino a diventare una vera e propria stasi a partire dai primi anni 2000. La perdita di produttività in Italia, quindi, è stato un processo progressivo che è partito da lontano e non ha solo cause recenti. Per comprendere i motivi di questo declino si veda anche quanto scritto a proposito del grafico che confronta le variazioni percentuali del PIL nel tempo tra le principali economie europee.

Il fatto che in Italia con la crisi covid del 2020 il numero delle ore lavorate sia calato in termini percentuali ben più di quanto sia calato il PIL, ha portato paradossalmente ad un incremento della produttività. Nei tre anni successivi è però tornata a calare, tanto che nel 2023 il valore è sugli stessi livelli precedenti la crisi covid, a conferma che l’incremento precedente era solo fittizio.

La Spagna ha avuto una fase di stasi a partire da metà anni ‘90 ma è tornata a crescere nella seconda metà degli anni 2000 tanto che ormai non è poi così distante dall’Italia in termini assoluti, mentre la distanza relativa si era già ridotta in passato.

Da notare infine come uno dei paesi da sempre più poveri dell’Europa Occidentale, il Portogallo, sia stato superato già da diversi anni in termini di produttività da un paese emergente dell’Europa dell’Est come la Slovenia. Questo nonostante il Portogallo mostri comunque una certa tendenza alla crescita nel tempo, con dei risultati superiori alla media degli altri paesi in particolare negli ultimi tre anni.

 


Fonti

I dati sulla produttività per lavoratore e per ora lavorata sono stati calcolati a partire dai dati del PIL nominale espresso in euro tratti dal sito AMECO sezione “Domestic product; Gross domestic product; At current prices (UVGD)”.

Dal PIL nominale è stato calcolato quello reale utilizzando l’indice deflatore “Price deflator (PVGD)” tratto dalla stessa sezione precedente. L’anno di riferimento è stato portato dal 2015 al 2023.

I dati sul totale ore lavorate sono tratti sempre dal sito AMECO sezione “Domestic product; Gross domestic product; Gross domestic product per hour worked; Total hours worked (NLHT)”.
I dati sul numero dei lavoratori sono stati ottenuti dividendo il dato precedente per il numero di ore lavorate per persona occupata, “Average annual hours worked per person employed (NLHA)”, tratti dalla stessa sezione precedente.

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